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[Lo scenario] La tempesta perfetta che preoccupa i grandi

Dopo la pandemia, i grandi del mondo sono tornati a riunirsi alle Nazioni unite per discutere dei problemi del mondo, dalla crisi economica e climatica a quella energetica. Se l’evolversi degli eventi, e della storia, avesse una sua prevedibile regolarità, quella che si è aperta a New York sarebbe stata l’Assemblea generale del ritorno, della rinascita, dopo tre anni di pandemia. Le Nazioni unite avrebbero celebrato il successo della vaccinazione e la ripresa economica dopo il lungo lockdown. Invece il Palazzo di Vetro (che per due anni si è ridotto a essere uno schermo) si trova ad accogliere i grandi del mondo in un clima cupo e di incertezza. Con Nazioni tutt’altro che unite che rischiano di essere spazzate via da quella che il segretario generale, Antonio Guterres, ha definito la “tempesta perfetta”.

«La crisi del potere d’acquisto si scatena, la fiducia si sgretola, le disuguaglianze salgono alle stelle, il nostro pianeta brucia, le persone soffrono, soprattutto i più vulnerabili» e nonostante questo «siamo bloccati da una colossale disfunzione globale», si è sfogato Guterres. «Queste crisi minacciano il futuro stesso dell’umanità e il destino del pianeta», ha avvertito prima di lanciare la sua previsione di «un inverno di malcontento che si profila all’orizzonte».

Nel suo lungo discorso pessimista sul futuro del pianeta, Guterres ha riconosciuto la sua impotenza di fronte alle «divisioni politiche che minano il lavoro del Consiglio di sicurezza, il diritto internazionale, la fiducia delle persone e la fede nelle Istituzioni democratiche. Non possiamo andare avanti così», si è rassegnato. Alle devastazioni della pandemia si aggiunge l’invasione russa dell’Ucraina, che ha aggravato l’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, causando insicurezza alimentare per milioni di persone in tutto il globo.

«Non siamo rassegnati alla frattura del mondo», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in un discorso in cui ha esortato tutti i leader a respingere il “nuovo ordine” di divisione che la Russia “imperialista” sta cercando di imporre con il Guerra ucraina. Il capo dell’Eliseo, che ha l’abitudine di trovare un lato di ottimismo anche nei dossier più contorti, si augura uno “shock collettivo” per «costruire un nuovo contratto tra Nord e Sud». Ciò diventa più urgente, se possibile, dopo l’insensata guerra in Ucraina lanciata dal presidente russo Vladimir Putin. «Abbiamo tutti un ruolo da svolgere nel porvi fine poiché tutti ne paghiamo il prezzo», ha detto Macron.

Da parte sua, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha affermato – nel suo primo discorso davanti ai leader del mondo – che siamo di fronte a una “nuova frammentazione” dopo anni di speranza dalla fine della Guerra fredda e dalla riunificazione del suo Paese. «Le grandi crisi mondiali si accumulano davanti a noi, si combinano e si rafforzano a vicenda. Alcuni l’hanno persino visto come presagio di un mondo senza regole», ha avvertito. Ma il mondo non è solo quello di cui parlano Macron e Scholz.

Non riguarda solo Russia e Occidente. Nel mondo ci sono anche latinoamericani e africani che pagano il prezzo della guerra ma senza volerne essere parte, in alcun modo. Hanno quindi invitato a una soluzione negoziata del conflitto. E c’è chi tra i leader africani, pur di non prendere posizione, è riuscito a pronunciare il suo discorso senza citare né Russia né Ucraina. Ma non sono mancate le critiche alle sanzioni. «Hanno danneggiato la ripresa economica e hanno minacciato i diritti umani delle popolazioni vulnerabili, anche nei Paesi europei», ha ricordato il brasiliano Jair Bolsonaro prima di avvertire che «la stabilità, la sicurezza e la prosperità dell’essere umano sono seriamente a rischio se il conflitto persiste o si diffonde».

Di fronte alla volontà europea di trascinare dalla propria parte l’America Latina contro Mosca, il presidente colombiano, Gustavo Petro, si è espresso con un rifiuto secco: «Non fateci pressioni per allinearci sui campi di guerra. Che i popoli slavi si parlino tra loro». I Paesi del Sud temono inoltre che la lotta al cambiamento climatico possa essere un’altra vittima collaterale del conflitto. A due mesi alla conferenza sul clima Cop27 in Egitto, i Paesi poveri, in prima linea nell’impatto devastante del riscaldamento globale non inflitto, stanno lottando per convincere le potenze economiche a mantenere le loro promesse di aiuti finanziari.

In questo senso, Guterres, che ha fatto della lotta per ridurre le emissioni di gas serra una priorità, ha esortato i Paesi industrializzati a tassare i profitti eccezionali generati dai combustibili fossili per aiutare i Paesi vittime dell’impatto del cambiamento climatico e le popolazioni colpite dall’inflazione. Ma l’Ucraina continuerà a essere al centro del dibattito. Oggi interviene il presidente Volodymyr Zelensky, autorizzato in via straordinaria a partecipare in video. Ma interviene soprattutto il presidente americano, Joe Biden. Di solito il capo della Casa Bianca parla per secondo, dopo il Brasile, ma i funerali della regina Elisabetta hanno comportato più di un ritocco alla scaletta. Grandi assenti Putin e il cinese Xi Jinping.

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