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L’Italia ha il suo primo piano nazionale del mare | L’intervento di Greta Tellarini

Il primo Piano nazionale del mare per l’Italia, che è venuto alla luce dopo alcuni mesi di consultazione con gli stakeholders e le amministrazioni competenti e di lavoro di redazione da parte del nominato comitato di esperti (di cui sono parte), su coordinamento della Struttura di missione per le politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato approvato dal Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM), riunitosi qualche giorno fa a Palazzo Chigi. Il CIPOM, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri con il Decreto-legge 11 novembre 2022 n. 173 (Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri), ha la funzione di assicurare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare.

Compito dello stesso Comitato è quello di provvedere alla elaborazione ed approvazione del Piano del mare, con cadenza triennale, contenente gli indirizzi strategici in materia di tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico; valorizzazione economica del mare, con particolare riferimento all’archeologia subacquea, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell’acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche; valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale; promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento della continuità territoriale da e per le isole; promozione del nostro sistema-mare a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane; valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative.

In diverse occasioni, tra cui su questo stesso Osservatorio, ho avuto modo di evidenziare la rilevanza strategica ed economica che il bene “mare” può assumere nel nostro sistema Paese e la necessità di una visione unitaria ed integrata delle problematiche ad esso connesse, che potesse tradursi in una strategia marittima nazionale, finora mai adottata in Italia, diversamente da quanto avvenuto in altri Paesi europei. Negli ultimi trent’anni, infatti, dopo la soppressione del Ministero della Marina mercantile nel 1993, le competenze relative al mare sono state ripartite fra diversi enti e dicasteri, determinando una situazione di frammentarietà e disorganicità nel sistema di governance, che ha portato, peraltro, a sovrapposizioni ed a carenze o vuoti di competenze.

Una frammentazione che non può rappresentare oggi una soluzione adeguata, in linea con le scelte strategiche operate in ambito comunitario e rivolte da anni a sostenere una Politica marittima integrata (PMI) per l’Unione europea (Libro Blu della Commissione del 10 ottobre 2007), che presuppone un preciso quadro di governance coordinata delle attività connesse agli usi del mare, diretta dalla Direzione generale affari marittimi e pesca (DG Mare), in grado di esaltare le interconnessioni tra i diversi ambiti ed incoraggiare lo sfruttamento integrato dei mari. La recente istituzione del CIPOM intende, per l’appunto, realizzare una “cabina di regia” unica, in grado di promuovere una politica programmata, integrata e coordinata per il mare, al fine di assicurare la massima efficacia nell’adozione e nell’attuazione delle decisioni in tutti i settori marittimi.

La nostra “economia del mare” comprende, in senso ampio, la gestione dei porti e dei retroporti, i trasporti e la logistica, le attività cantieristiche, la pesca e l’acquacoltura, la gestione integrata delle coste, il turismo nautico, le estrazioni marine: un insieme di settori diversi, che richiedono da tempo una visione unitaria, integrata e sostenibile, che potrà ora trovare espressione nell’ambito del CIPOM, il quale dovrà incaricarsi di coordinare tutte le politiche ed azioni attuabili nel comparto marittimo e sviluppare una reale e concreta strategia nazionale per l’economia marittima nel suo complesso, assumendo il ruolo di promotore vero della futura politica marittima comunitaria.

Il nuovo Piano del mare, previsto dall’art. 12 del Decreto-legge n. 173/2022, è lo strumento di programmazione di cui si dotano Governo e Parlamento per avviare una politica marittima unitaria e strategica. Il CIPOM avrà il compito di monitorare l’attuazione del Piano, aggiornarlo annualmente in funzione degli obiettivi conseguiti e delle priorità indicate anche in sede europea e adottare le iniziative idonee a superare eventuali ostacoli e ritardi.

Il Piano del mare, pur salvaguardando le attribuzioni delle singole amministrazioni, a cui fanno capo competenze in materia marittima in senso lato, consente di fornire un indirizzo strategico unitario e una programmazione allo sviluppo di quegli aspetti, ritenuti essenziali per l’interesse nazionale, che ruotano attorno al mare e che sono in grado, se oggetto di coordinamento, di riassegnare nuovamente al nostro Paese un ruolo primario nell’ambito del Mediterraneo.

In un Paese come il nostro, che vanta migliaia di chilometri di coste ed una chiara vocazione marittima (come semplice conseguenza della sua geografia), l’assenza di una strategia marittima nazionale è parsa da sempre un aspetto fortemente discutibile: il nuovo Piano del mare costituisce un primo passo per il superamento di tali criticità e per promuovere l’importanza del mare quale risorsa strategica per il Paese, nell’intento di valorizzare le peculiarità del sistema marittimo, la complessità delle sue articolazioni e lo sviluppo di un sistema organico di politiche ed azioni di sviluppo.

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