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[L’intervento] Elena Ugolini (rettrice Liceo Malpighi ed esponente Osservatorio Riparte l’Italia): «Ecco perché a scuola abbiamo tolto i telefonini a studenti e insegnanti»

Sì, lo abbiamo fatto. Abbiamo provato a chiedere ai nostri studenti e ai nostri docenti di non portare i cellulari in classe. Ed è andata benissimo, siamo ancora vivi! I ragazzi mettono il cellulare in una cassettiera chiusa in aula, durante la prima ora di lezione e poi lo riprendono al termine delle lezioni.

E’ una scelta per togliere un grande “ostacolo“ alla possibilità di stare concentrati, di lavorare insieme, di fare esperienza, di ricercare senza essere sempre distratti da quel piccolo schermo che sbuca sempre dallo zaino o da sotto il banco e ci porta da un’ altra parte. 

Siamo convinti di avergli fatto un grande regalo.

Gli esperti di neuroscienze e i neuropsichiatri infantili lo dicono da anni. Solo la presenza del cellulare riduce le nostre capacità cognitive. Non è vero che riusciamo a fare più cose contemporaneamente. Per imparare occorre concentrarsi, per crescere occorre relazione, presenza, rapporto.

Iniziando la scuola senza mascherine vogliamo vivere fino in fondo questa possibilità.

L’idea è nata l’anno scorso, quando abbiamo deciso di iniziare la sperimentazione di questo progetto in una sola classe.

All’inizio i ragazzi erano veramente smarriti, si comportavano come se avessimo rubato un pezzo del loro essere. Nel corso dei mesi la situazione è migliorata e alla fine dell’anno abbiamo potuto tirare un primo importante bilancio.

Abbiamo registrato che non avere la continua distrazione del cellulare migliora la capacità di concentrazione degli studenti, migliora la loro possibilità di apprendimento e la capacità di relazionarsi con gli altri.

Paolo Crepet ha commentato la nostra scelta facendo un’ osservazione importante : “E’ giusto arrivare ad una situazione più drastica, ci sono state sperimentazioni simili in altri istituti d’ Italia e la cosa più interessante è stata la reazione di ragazzi. Vietare i telefonini comporta un netto calo dell’ aggressività, un aumento netto delle capacità cognitive, di memoria e attenzione e, soprattutto , un aumento netto delle relazioni sociali ed emotive“.

Noi adulti non possiamo far finta di non sapere queste cose. Questa scelta non ostacola la digitalizzazione del Paese, anzi l’aiuta.

Solo persone consapevoli, creative, capaci di rapporto potranno utilizzare al meglio e sviluppare le nuove tecnologie come strumenti per risolvere problemi e non come oggetti che creano dipendenza.

Consiglio a tutti di leggere i lavori di Daniela Lucangeli, esperta di neuroscienze che è intervenuta tantissime volte sul tema della dipendenza da smartphone. Basta seguire anche un suo breve intervento sul web per capirlo. Durante la pandemia, con l’utilizzo necessario della didattica a distanza, abbiamo infatti capito quanto sia importante la didattica in presenza.

In quel momento non c’era scelta, la lezione doveva essere fatta tramite computer, tablet, smartphone o non ci sarebbe proprio stata. 

La tecnologia deve entrare  a scuola per potenziare le capacità di apprendimento, non per diminuirle.

C’è stato qualche dissenso, è normale. E ce ne saranno in futuro. In realtà in tutti i regolamenti di istituto è già previsto che il cellulare non si possa usare in classe, la nostra non è un’innovazione. Ma tutti facciamo finta di non accorgerci che piano piano studenti e prof scivolano con lo sguardo su quel piccolo schermo che li porta da un’ altra parte, li toglie dal presente.

Mantenere questa regola non è semplice, i docenti per controllare che i ragazzi non usino il cellulare che hanno sotto il banco dovrebbero trasformarsi in “guardiani”, smettendo di fare lezione. Pensiamo sia meglio aiutarsi in questa modalità di rispetto reciproco e siamo sicuri darà un grande frutto per il nostro domani.

I ragazzi non sono soli in questa fatica, in questa “privazione”, perché anche agli insegnanti chiediamo la stessa cosa: nessun cellulare in classe, tutti gli smartphone vanno lasciati in sala professori. E funziona.

Vivere la didattica in presenza vuol dire “esserci”, in tutti i modi possibili, quindi via tutte le distrazioni e concentriamoci sulle relazioni positive, di apprendimento e di crescita.Il contrario di “distratto“ è “attratto”, mettiamo tutte le energie per riscoprire con i nostri studenti la bellezza è l’attrattività di quello che studiamo da una vita!

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