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[L’analisi] Senza Draghi, investitori via dal rischio Italia

L’Italia torna a essere percepito come un Paese instabile. Mario Draghi, che rappresenta la credibilità italiana all’estero, sembra aver legato la sua malasorte al numero 17. In 17 mesi alla guida del governo, il Ftse Mib ha perso il 9% e Piazza Affari 45 miliardi, complici la guerra in Ucraina e l’iperinflazione. Lo spread è più che raddoppiato, passando da 91 a 199 punti, sull’onda del rialzo dei tassi in tutto il mondo. Dopo 17 mesi, si legge su Milano Finanza, il confronto politico di Draghi con il M5S si è tradotto in una salita al Colle dove il premier ha consegnato le dimissioni al presidente Sergio Mattarella. Lo stesso che a gennaio non intendeva accettare un secondo mandato ma è stato poi convinto dallo stesso Draghi in nome del Paese.

Giovedì 14 luglio il confronto è avvenuto a parti inverse: Mattarella ha rifiutato le dimissioni di Draghi, che mercoledì effettuerà comunicazioni alle Camere. Nel frattempo, i mercati hanno venduto l’Italia a mani basse: giovedì il Ftse Mib ha perso il 3,4% bruciando 20 miliardi di capitalizzazione. E lo spread è balzato a 222 punti. Quando Draghi è salito al Colle, l’euro ha rotto la parità sul dollaro, per recuperarla alle prime voci di una sua possibile permanenza al governo. E questo ha permesso a Piazza Affari di tirare un sospiro di sollievo il giorno dopo.

Sollievo dal fiato corto: in realtà sui mercati regna il nervosismo. La paura è che se Draghi lascerà il governo, Bruxelles non trasferirà i fondi del Pnrr a Roma innescando una recessione. Quali scenari si possono aprire ora? Come difendere il portafoglio? Tre scenari per l’Italia. Gli analisti di Credit Suisse calcolano il 45% delle possibilità che Draghi resti alla guida del governo: è la loro ipotesi di base.

L’idea che uno dei partiti, il M5S, esca dalla coalizione non viene quasi presa in considerazione (10% delle probabilità), perché in quel caso lo stesso Draghi lascerebbe e la destra di Fratelli d’Italia e della Lega chiederebbe subito nuove elezioni. Tornare a votare dopo l’estate è uno scenario al 40% delle probabilità, mentre dar vita a una coalizione con un nuovo premier non viene quasi presa in considerazione (sotto al 5%).

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