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[L’analisi] La resistenza del Pil e la fame di crescita. Ecco perché non siamo (ancora) in recessione

“I conti trimestrali Istat del I trimestre e gli indicatori congiunturali disponibili sul II confermano che non vi è stata, finora, la temuta recessione da shock energetico.

Anzi l’economia italiana sta viaggiando sui ritmi di una moderata ripresa, superiore alle aspettative della gran parte degli analisti.

L’Istat indica che nel I trimestre il Pil è marginalmente aumentato (+0,1%), correggendo al rialzo e portando in territorio positivo (da -0,2) la stima preliminare diffusa un mese prima (la dinamica è ora più in linea con quelle che erano le attese di una sparuta minoranza di osservatori).

I cali scontati nell’industria e nei servizi si sono rivelati nel complesso contenuti, mentre un sostanzioso apporto positivo è venuto dal boom delle costruzioni”.

Lo spiega l’economista Sergio De Nardis.

“Dal lato della domanda, quella interna è stata la principale fonte di traino, sospinta dal forte balzo degli investimenti (sia in costruzioni, sia in impianti e macchinari) che hanno più che compensato il regresso dei consumi, gravati, a inizio d’anno, dell’inasprimento della pandemia.

Le esportazioni, grazie alla buona competitività, sono cresciute ben più della domanda mondiale, ma meno dell’import, talché la domanda estera netta ha fornito un contributo negativo.

Le tendenze del II trimestre desumibili dalle informazioni disponibili mostrano un rafforzamento della crescita. I servizi, guidati dall’accelerazione del turismo dopo le restrizioni, sono tornati in espansione.

L’industria entra nel II trimestre con un consistente trascinamento, determinato dal buon andamento di febbraio-marzo. Le costruzioni, pur moderando il passo rispetto all’effervescenza dei primi 3 mesi, restano un fattore di spinta” spiega dalle colonne del magazine digitale Inpiù.net.

“Nell’insieme, il Pil del II trimestre potrebbe salire a ritmi dello 0,5-1%, rendendo la previsione di aprile del governo per l’intero anno (+3,1%), ritenuta allora ottimista, un limite inferiore per la stima del Pil 2022. C’è da chiedersi da cosa derivi questa resilienza dell’economia. I fattori sono molteplici, ma riassumibili in poche parole: in Italia vi è fame arretrata di crescita.

Più analiticamente, lo shock energetico non è forse stato finora così intenso come i prezzi spot dei combustibili hanno fatto intendere. Vi è stata certamente perdita di ragioni di scambio, ma non straordinaria (-1,7% nel II trimestre rispetto al I).

L’inflazione (+2,2% il deflatore dei consumi) ha eroso il reddito delle famiglie, ma la mobilitazione dei risparmi accumulati nei mesi precedenti ha attutito i riflessi sui consumi e ancor più ciò avverrà nel II trimestre” prosegue De Nardis.

“Il Pnrr e i generosi incentivi alle ristrutturazioni edilizie alimentano domanda interna, forse più delle attese di molti. Le esportazioni beneficiano dei guadagni di competitività faticosamente conseguiti e probabilmente sottostimati.

Può durare? L’elemento di maggiore debolezza è rappresentato dai consumi. Il cuscinetto dell’eccesso di risparmio è destinato prima o poi a esaurirsi e quando ciò avverrà l’impatto dell’energia sulle famiglie si farà sentire.

Inoltre, se lo scenario energetico peggiora con il taglio delle forniture di gas la recessione diviene una prospettiva concreta, non per quest’anno ma per il 2023. Ma questi sono rischi che riguardano, appunto, il prossimo anno, per ora è da attendersi un round di correzioni al rialzo delle previsioni per il 2022”.

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