Putin sta sbagliando, ripercorre «lo stesso errore dell’Unione sovietica di 40 anni fa». Lo sostiene lo storico Paul Kennedy, che sottolinea come la guerra che voluta dalla Russia rappresenti «uno sforzo bellico sproporzionato rispetto alla realtà economica del Paese. Oggi può mettere a ferro e fuoco l’Ucraina, ma alla fine non credo che uscirà vincitore dalla sfida che ha lanciato».
Secondo Kennedy «Putin ci sembra forte perché ha speso il 70 per cento del bilancio del suo Paese per costruire nuovi missili, navi e aerei. Ma l’economia russa ha basi molto fragili» evidenzia. «Oggi questo non appare con evidenza perché Mosca vive sui suoi sterminati giacimenti di petrolio e gas, oltre che sulle riserve di grano» e aggiunge: «È difficile varare sanzioni di efficacia immediata. Per ora l’attacco all’Ucraina continua, ma in esso Putin sta probabilmente gettando l’80 per cento delle sue forze militari effettive. Non so per quanto sia sostenibile e le sanzioni, col tempo, cominceranno a mordere. Invadendo un Paese sovrano, lui, in realtà, sta dando nuovo vigore alla Nato e alla Ue: le fa ringiovanire», dice in un’intervista a Il Corriere della Sera.
E parlando della paura che la Cina approfittando della guerra in Ucraina possa attaccare Taiwan: «Non credo» sostiene. «Xi Jinping non ha fretta come Putin: il tempo gioca a suo favore, lui è più attento alla reputazione della Cina, non vuole rompere con l’Occidente».
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