Il settore è quello delle costruzioni e della manutenzione delle infrastrutture. L’obiettivo è quello della semplificazione nell’assegnazione degli appalti. A tentare l’impresa è il colosso italiano Webuild: “Guardiamo con molta attenzione alle attività di manutenzione delle infrastrutture autostradali e pensiamo di poter sviluppare anche un ramo di business sulla manutenzione che, come è noto, è necessaria e di ammontare molto significativo”, ha spiegato Massimo Ferrari, general manager Corporate and Finance di Webuild.
“Abbiamo fatto uno studio di fattibilità sotto il profilo tecnico e legale, una sorta di ‘Libro Bianco’ e abbiamo già in mente alcune piccole società o rami di azienda di altri competitor che potrebbero far parte di questo progetto, ovviamente nell’ambito di Progetto Italia. Infatti – continua Ferrari – una società strutturata come la nostra che potrebbe anche aggregare altre società più piccole dedicandole alla manutenzione potrebbe garantire ai concessionari – chiunque essi siano – l’esecuzione dei lavori”. L’emergenza, che si è resa evidente a partire dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi – ricostruito in tempi record proprio da Webuild (già Salini Impregilo) insieme a Fincantieri – ma che era in atto già da anni, in quanto, come ha evidenziato il Cnr “gran parte delle infrastrutture viarie italiane (i ponti stradali) ha superato i 50 anni di età, che corrispondono alla vita utile associabile alle opere in calcestruzzo armato realizzate con le tecnologie disponibili nel secondo dopoguerra (anni ’50 e ’60)”.
In occasione del concerto-tributo dell’Accademia di Santa Cecilia, diretta dal maestro Antonio Pappano, organizzato da Webuild che si è tenuto ai piedi del nuovo ponte “Genova San Giorgio”, Ferrari ha focalizzato il problema: “Al di là di tutte le questioni, c’è un tema tecnico, ovvero che implementare l’attuale piano di manutenzione delle infrastrutture significherebbe fare centinaia di appalti ogni anno e questo sarebbe un lavoro estremamente complicato”. Webuild potrebbe invece stringere “un accordo quadro che poi coinvolge tutte le altre aziende per geografia o per ramo di concessione”, semplificando di molto le operazioni che altrimenti richiederebbero tempi molto più lunghi. Questa attività potrebbe riguardare anche gli ospedali, gli istituti penitenziari e le scuole, ovvero tutte le infrastrutture ‘vitali’ per la nostra società, che versano in pessime condizioni.
“Una società come la nostra – conclude Ferrari – partecipata da Cdp, può svolgere un ruolo importante sulle carenze e sulle necessità del Paese, soprattutto in un momento in cui c’è la necessità di investimenti da parte dello Stato per far ripartire il Paese”.








