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Il virus e le scelte dei nostri ragazzi. Perché vale la pena proseguire gli studi dopo le superiori nonostante la pandemia

C’è molta incertezza fra i ragazzi che hanno terminato le scuole superiori.

E molti di loro si stanno orientando verso una sorta di anno sabbatico, rimandando le decisioni importanti a quando la situazione si sarà normalizzata.

Nulla di più sbagliato.

Per i ragazzi sarebbe come continuare il lockdown.

L’unico dato disponibile fino ad ora è che a Luglio, rispetto al 2019, il numero dei TOLC (i test utilizzati per le ammissioni nella maggioranza delle Università italiane) è stato inferiore del 15%.

Anche se molti ragazzi potrebbero decidere di fare i test d’ingresso a settembre, è comunque un segnale preoccupante, rivelatore della situazione in cui versano tanti giovani in bilico rispetto al proprio futuro.

La titubanza di molte Università, le quali non hanno dato notizie sicure sulle modalità della ripartenza in vista del nuovo anno accademico, non ha sicuramente aiutato, anche se va posto in luce che ora tutti gli Atenei si sono organizzati per la riapertura, aumentando le possibilità di accedere a borse di studio per le famiglie in difficoltà economica.

Diventa quindi importante non sprecare queste settimane in cui tanti giovani potrebbero prendere una decisione importante per la propria vita e per quella del nostro Paese.

Lo ha detto in modo chiaro Mario Draghi pochi giorni fa al Meeting di Rimini: «I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e se non si è fatto niente resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri… Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore.

La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento.

Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l’incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio. Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre».

Per rispondere a questo messaggio, che assume senza ombre la natura di appello, e dare così da subito un segnale forte di ripresa non servono leggi o riforme particolari, basterebbe che da subito aumentassero i giovani che decidono di proseguire gli studi dopo la fine delle superiori invertendo quel trend che vede l’Italia fra gli ultimi Paesi Europei per numero di laureati. Non si tratta di un problema economico, ma etico.  in gioco un approccio, sotto il profilo della concezione da privilegiare, di carattere fondamentale, vale a dire che cosa sia prioritario per i nostri figli. 

Nel nostro Paese i costi per proseguire gli studi sono molto bassi, ci sono moltissimi strumenti di aiuto per le famiglie e per chi vuole entrare più velocemente nel mondo del lavoro da alcuni anni esistono gli ITS, indirizzi biennali post diploma che prevedono metà ore di tirocinio in azienda e metà ore di formazione. Vanno dalla logistica, all’ automazione, dall’ informatica, al legno arredo, dal turismo alla nautica e danno una possibilità occupazionale molto alta.

Quello a cui occorrerebbe dunque pensare è un massiccio piano di comunicazione e di informazione per far capire ai ragazzi e alle loro famiglie che non esiste alcun investimento migliore dalla prosecuzione degli studi dopo le scuole superiori.

Un aumento consistente del numero di iscritti alle Università e ai percorsi ITS sarebbe il primo vero segnale di ripartenza del nostro Paese.

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