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Giovanni Malagò (Presidente Coni): «E’ il momento di istituire un Ministero dello Sport»

Giovanni Malagò va in contropiede e chiede al Governo l’istituzione di un ministero dello Sport, Valentina Vezzali frena con diplomazia ma da fonti a lei vicine filtra il no alla proposta. Il nuovo capitolo della disputa su competenze e riforma dello sport va in onda al Consiglio nazionale del comitato olimpico, in presenza della rappresentante del Governo. Il Coni chiede con un documento l’istituzione di un ministero dello Sport che possa ‘accorpare’ gli organismi di Sport e Salute e Dipartimento, e che “si occupi direttamente delle politiche pubbliche per la diffusione della pratica sportiva in Italia, attraverso la scuola e l’intervento sul comparto sanitario e per risolvere le storiche problematiche dell’impiantistica”.

Di contro, chiede che lo sport, di base e di vertice, sia “interamente affidato al Coni e alle sue articolazioni territoriali, in stretta sinergia con gli organismi sportivi (federazioni, discipline associate, enti di promozione sportiva)”. È l’ultimo tentativo di tornare a qualcosa di simile a prima della tanto contestata riforma dello sport. La proposta a sorpresa, che mira ad evitare “il rischio di perdere l’efficienza” del sistema sportivo e “di sprecare questo patrimonio e di non ottenere più questi straordinari risultati che tutti, in questo momento, riconoscono”, arriva dopo mesi di polemiche, più o meno esplicite, con la sottosegretaria Valentina Vezzali.

Non a caso, per sganciare la proposta è stato scelto proprio il Consiglio di oggi, dove Vezzali era attesa e nel quale ha mostrato disponibilità al confronto ma ha anche parato i colpi del documento Coni e di diversi presidenti, difendendo l’attuale assetto. “La politica fatta ieri ha prestato poca attenzione al mondo dello sport. Ma io ieri non c’ero, io guardo avanti. Diamo un taglio , tutti insieme per il bene dello sport. Ho letto il documento, l’importante è il confronto”. La contrarietà all’attuale assetto da parte di molti presidenti “è una percezione figlia di un pregiudizio – secondo Vezzali -: se tutto è ben definito nei ruoli non può che esserci il bene per lo sport italiano. Chiedo a tutti voi un confronto attivo e costruttivo”.

Vezzali ha poi esplicitamente difeso il format attuale: Sport e Salute è infatti definita “un plus per lo sport italiano”, col Coni che resta “centrale”. Fonti vicine alla sottosegretaria hanno poi sottolineato i motivi del no alla richiesta Coni: “Draghi quando ha scelto il suo governo aveva le idee chiare, non serve rimescolare le carte creando un ministero che accorpi dipartimento e Sport e Salute”, la posizione politica, con l’invito a “concentrarsi – sottolineano le stesse fonti – sui contenuti, non su proposte irrealizzabili”.

Posizioni e frasi che Malagò ha chiesto a Vezzali di smentire, senza risultato: “In qualità di autorità con materia di sport – si è limitata ad affermare Vezzali, lasciando il Coni – reputo fondamentale prendere in considerazione tutte le istanze che vengono dal mio mondo”.

In Consiglio, tra gli interventi, si erano registrati quelli del presidente della Fip ed ex numero uno del Coni Gianni Petrucci, e quello della Federcalcio con Gabriele Gravina. E se il primo invitava proprio a ripensare il sistema politico-sportivo fatto oggi di “troppi organismi” al pari di “una povertà assoluta, una situazione drammatica delle società” che sicuramente stona rispetto agli ottimi risultati degli azzurri questa estate, Gravina ha rilanciato la necessità di “redigere il primo progetto di riforma credibile, definitivo, dello sport italiano”, un progetto “unico per lo sport da mettere a disposizione del governo perché più volte abbiamo contestato – ha detto il presidente della Figc – ma non siamo stati propositivi”. Duro l’intervento del presidente della Federmedici Maurizio Casasco: “Questa legge è devastante, per il sistema e per la salute degli atleti. Non possono essere considerati lavoratori sportivi, ragazzi dai 12 anni d’età solo perché tesserati”.

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