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Gian Maria Gros-Pietro (presidente Intesa Sanpaolo): «Atenei universitari italiani buoni, ma bisogna investire in nuove competenze»

Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, è intervenuto al convegno dell’Università Luiss Guido Carli per la presentazione della ricerca “L’Italia e la sua reputazione: l’università”, realizzata da Italiadecide con Intesa Sanpaolo.

«Quasi la metà degli atenei italiani sta nel 5% migliore delle università al mondo come reputazione, mentre altri Paesi come Cina, Francia e Stati Uniti hanno solo circa il 10% delle loro università in questa categoria».

La ricerca è stata condotta dal professor Domenico Asprone con i professori Pietro Maffettone, Massimo Rubechi e Vincenzo Alfano. E analizza anche la reputazione degli atenei italiani nel mondo, a proposito Gros-Pietro continua. «Il futuro sarà molto diverso dal passato, la crisi pandemica ha evidenziato l’accelerazione sul tema della digitalizzazione e la crisi in poco tempo ha separato rapidamente quello che si sarebbe naturalmente separato, ma più lentamente»

A proposito del cambiamento della pandemia per le banche, il presidente di Intesa Sanpaolo dice. «Per una banca servono nuove competenze, che vanno dalla matematica all’informatica, ma non soltanto, perché per attuare i cambiamenti è necessario che le persone li accettino e li facciano propri, quindi servono anche le scienze comportamentali. E sono importantissime anche le competenze legali e giuridiche»

Secondo Gros-Pietro a livello universitario servono nuove competenze, anche nell’ottica della sostenibilità, altro tema cruciale del futuro, per la finanza quanto per tutti gli altri ambiti dell’economia. «Questa crisi è diversa dalle altre, perché non è legata a una bolla speculativa o a eccesso di investimenti, ma è dovuta a una crisi sanitaria. Ciò significa che è possibile un rimbalzo fortissimo dell’economia, ma le cose comunque non torneranno come prima. Questa crisi ha dimostrato che il genere umano non controlla il pianeta, ma per esempio il cambiamento climatico ci dice che siamo in grado di alterare la condizione del pianeta. Dobbiamo prendere atto e muoverci in direzione di un rallentamento, un contenimento e un arresto del cambiamento climatico», ha concluso.

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