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Il monito ai partiti di Paolo Gentiloni (commissario Europeo all’Economia): «Attenti ad affossare le riforme, senza Pnrr sarà recessione»

Le riforme per il Pnrr non è possono essere frenate dai partiti: «senza il recovery si rischia la recessione». A sottolinearlo è il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. È «finito il tempo dei sostegni di ogni tipo, prima di pensare ad altro debito comune occorre far funzionare il piano attuale».

Gentiloni spiega che ci si trova «in un mondo molto diverso da quello di tre mesi fa. Oltre a distruggere l’Ucraina l’invasione russa ha cambiato verso all’economia mondiale. Quella che era un’espansione è diventata una frenata globale. E per l’Italia in questo nuovo contesto il piano nazionale delle riforme è l’antidoto al rischio della stagnazione. Anzi, si potrebbe dire che senza l’attuazione del Recovery Plan l’Italia rischia la recessione».

Oltre all’inflazione che «non si vedeva dal secolo scorso» il commissario sottolinea che «La forte ripresa prima e la guerra poi hanno stravolto il quadro. Se pensassimo di essere ancora in una fase in cui sono possibili sostegni di ogni tipo credo prenderemmo un abbaglio. Non sto teorizzando il ritorno all’austerity, ma quello che abbiamo fatto durante la pandemia non è più possibile, per almeno due ragioni. La prima: non è necessario. Due: sarebbe un azzardo. La forte crescita dei prezzi e il probabile aumento dei tassi di interesse entro l’estate sono due fattori con i quali siamo costretti a fare i conti».

L’ex premier sottolinea che «Draghi ha messo l’attuazione del piano al centro del suo impegno, con chiarezza e determinazione. È necessario che l’intera classe dirigente prenda atto del contesto, e vedo una certa fatica al riguardo. Lo capisco: negli ultimi due anni abbiamo tenuto in vita l’economia con un sostegno universale. Oggi però non si può più. Tutti stanno uscendo da questa logica, e i Paesi ad alto debito sono ancor di più richiamati a farlo».

Oggi il punto è «far funzionare il primo, storico, strumento a disposizione che è il Recovery Plan. La discussione non è se renderlo permanente. Sappiamo che se avrà funzionato, sarà riproposto lo stesso metodo per obiettivi diversi. E qui torniamo alla responsabilità italiana: il trenta per cento delle risorse finora allocate sia con il Pnrr che con i prestiti “Sure”, sono andati all’Italia».

«Quanto alla proposta dell’Italia che spinge per introdurre almeno prestiti europei utili a finanziare il caro energia Gentiloni spiega che in una certa misura è già nel piano della Commissione. Ma il grosso verrà dai bilanci dei singoli Paesi e occorrono risposte mirate e temporanee. Nei primi quattro mesi di quest’anno i Ventisette hanno speso mediamente lo 0,6 per cento della ricchezza a sostegno del caro energia».

«Altre misure possono arrivare, ma» ripeto «devono essere mirate. Le famiglie più vulnerabili sono quelle che spendono un pezzo di reddito in benzina ed elettricità. Ma una cosa è aiutare loro, altro è immaginare altre misure permanenti o universali, magari a sostegno delle energie fossili che diciamo tutti di voler superare». E sulla proposta di riforma del patto di stabilità dice che arriverà «Dopo l’estate. È un tema difficile, ma abbiamo fatto passi avanti. Lo sforzo per evitare il ricrearsi di opposte e inamovibili trincee mi pare possa funzionare. Vedremo». 

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