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[L’Intervento] Vannia Gava (sottosegretaria Transizione Ecologica): «Aumentare il trasporto merci su rotaia anziché su gomma. Ecco la nostra strategia per una reale ripartenza»

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Vannia Gava, sottosegretaria alla Transizione Ecologica, ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva all’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia in occasione del webinar online, dal titolo “Transizione energetica: il futuro che vivremo”. L’evento, moderato da Stefano Laporta, presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), ha visto tra gli ospiti anche Carlo Tamburi, direttore e presidente Enel Italia, Luca Scuccimarra, preside della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, e Cosma Panzacchi, vicepresidente Snam.

Il futuro che vivremo e le scelte politiche. Possiamo dire che in questa fase il ministero della transizione ecologica sarà al centro del Paese? E quali sono gli obiettivi e le sfide del governo che dovranno accompagnarci in questi sei anni, per aiutarci a realizzare gli obiettivi del Pnrr?

«Il Recovery fund rappresenta un’occasione storica per l’Europa e per l’Italia in particolare. Finalmente avremo 235 miliardi da poter investire sul futuro del Paese con il Pnrr, ma saremo obbligati a fare una serie di riforme come le Semplificazioni. Questi soldi serviranno ad avere un paese moderno e all’avanguardia. Ci permetterà di spendere più di un terzo delle risorse per lo sviluppo sostenibile».

«Andremo nella direzione che ci ha indicato l’Unione Europa, secondo la quale entro il 2050 l’Europa dovrà essere il primo continente a emissione zero. E non c’è solo la decarbonizzazione. La transizione ecologica significa anche incentivi per incrementare l’efficienza energetica degli edifici pubblici e privati. Gli investimenti per ridurre il dissesto idrogeologico, ma anche investimenti nelle infrastrutture».

«Nella misura abbiamo inserito l’economia circolare. Il nostro è un Paese a due velocità, per quanto riguarda l’impiantistica e le strutture. Quindi dobbiamo far in modo di aver un piano nazionale per aver rendere omogenee tutte le infrastrutture impiantistiche in tutto il Paese, per evitare che ci sia un turismo di rifiuti».

«Abbiamo inserito una parte molto importante per l’agricoltura sostenibile, che non vuol dire disincentivare l’agricoltura o i nostri prodotti di qualità per favorire il rinnovabile. Vuol dire che a ambiente e agricoltura devono stare insieme, per creare l’efficientamento energetico delle aziende agricole. Quindi, con i fotovoltaici sui tetti dei capannoni, ad esempio, per un autoconsumo dell’azienda stessa. È una misura davvero molto importante».

«La misura per le energie rinnovabili vanno incrementate e tutto il rinnovabile, se vogliamo arrivare a una neutralità climatica. È evidente che ci vuole transizione, dobbiamo innanzitutto cercare di abbattere le emissioni di quegli impianti e quelle industrie che producono molte emissioni, tipo le cartiere o le acciaierie, ma anche il trasporto merci».

«Dobbiamo andare verso una mobilità sostenibile, a emissioni zero, con la creazione di piste ciclabili, con la creazione di infrastrutturistica. Il fine è aumentare il trasporto merci su rotaia anziché su gomma».  

«Per quanto riguarda l’efficienza energetica è importante. Noi abbiamo un patrimonio pubblico e privato risalente agli anni ’70, e quindi è da ammodernare e da aggiornare. Dobbiamo fare in modo che gli edifici siano meno energivori possibile.

«Abbiamo la parte della difesa del suolo e del dissesto idrogeologico, ma soprattutto dell’efficientamento della risorsa idrica. Abbiamo una dispersione delle perdite su rete di circa il 50%. Stiamo parlando di innovazione, tecnologia e futuro, quando abbiamo il 50% dell’acqua che ci passa sotto i piedi. Quindi dobbiamo assolutamente ammodernare e evitare che vada disperso un bene così prezioso».

«Questo è un obiettivo importante, lungimirante. Andiamo nella direzione di spendere bene questi soldi, perché non sono solo soldi a fondo perduto, ce n’è solo una piccola parte, il resto è prestito. Questo prestito abbiamo due modi di spenderlo: o facendo debito, quindi lasciandolo alle future generazioni, oppure lo possiamo spendere bene facendo in modo che lo sviluppo sostenibile sia veramente una concretezza».

«Tutelare l’ambiente, ma nel contempo tutelare anche l’economia e il lavoro. Anche perché questo potrebbe invece generare volano di economia, facendo in modo che quei soldi aiutino veramente il Paese a una ripartenza reale».

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