Dal 6 agosto Gaetano Miccichè è amministratore delegato di Ubi con il compito di traghettarla verso la fusione con Intesa Sanpaolo, dove è arrivato nel 2002. Nascerà così il secondo gruppo bancario europeo dopo Bnp Paribas. E’ il solo banchiere italiano a poter vantare esperienze sia nel mondo del credito sia in quello dell’industria avendo guidato imprese come Rodriquez, Unione Manifatture, Santavaleria e poi Olcese. L’anno scorso, per un breve periodo è stato anche presidente della Lega Calcio.
Queste diverse esperienze gli hanno consentito approcciare in maniera innovativa il rapporto della banca con le realtà produttive che la circondano. Il suo è osservatorio privilegiato che consente di guardare da vicino le trasformazioni della banca in relazione al resto del sistema economico. Italpress lo ha intervistato.
Ha cominciato nel 1971 alla Sicilcassa di Palermo, città dov’è nato. E’ cresciuto a stretto contatto con il mondo delle banche visto che suo padre, Gerlando, scomparso di recente, è stato a lungo ai vertici del Banco di Sicilia. Com’è cambiato il mondo delle banche in questi quarant’anni? “Quando ho cominciato l’attività delle banche era molto lineare. Raccoglieva il risparmio dei privati attraverso i libretti o con i conti di deposito. Dalla parte dell’attivo faceva prestiti ai privati con mutui o credito al consumo. Alle imprese concedeva gli scoperti di conto corrente senza alcuna finalizzazione. Era tutto molto facile. Anche la vita in banca era scandita da tempi burocratici. Tanto per capire. La mattina si presentava il commesso con una cartella contenente la posta in entrata. La sera tornava per ritirare quella in uscita. Sempre così. Tutti i giorni. Gli stessi automatismi scandivano le giornate di tutti noi””.
E oggi? “Oggi è tutto cambiato. Le banche sono diventate delle holding che si occupano di tante cose. Oltre alla raccolta e agli impieghi svolgono mestieri diversi. Dall’asset management, alle gestioni dei patrimoni. Dall’assicurazione all’attività di investment bank per il mondo delle imprese che vuol dire quotazioni in Borsa, emissioni obbligazionarie, fusioni e tutte le operazioni di finanza straordinaria per aiutare lo sviluppo sia in Italia sia sui mercati globali. Un lavoro impegnativo e professionalmente sfidante. Per capire la velocità del cambiamento che c’è stato in banca le porto un esempio banale: quando ho cominciato io c’era ancora il telefax. Oggi tutto il mondo del credito ruota intorno alle tecnologie digitali”.
Le banche si stanno ristrutturando e tagliando costi. L’annuncio di esuberi di personale è all’ordine del giorno. E’ ancora un mestiere per giovani? “Ai ragazzi dico di guardare al lavoro in banca con maggior interesse di prima. Una volta l’impiego principale era lo sportello. Oggi si possono occupare di molte altre cose molto più stimolanti. Certo per svolgere questo mestiere servono professionalità crescenti. Proprio per questo oggi in banca le selezioni vengono effettuate sulla base del merito”.
Il tema della Sicilia e in genere del Mezzogiorno è tornato di grande attualità grazie anche alle promesse legate al Recovery Fund. Da siciliano quali pensa siano le priorità? “Spero davvero, come sento dire, che l’Europa stia preparando un piano Marshall per l’Italia e per il Mezzogiorno soprattutto. Soprattutto finalizzate alla crescita e all’internazionalizzazione del sistema industriale. Non si può fare sviluppo se le più importanti aziende siciliane con sede nell’isola hanno un fatturato di cinquanta milioni. Sono poche e sono piccole. Come possono creare occupazione in una terra dove ci sono tre grandi università come Palermo, Catania e Messina che formano giovani di talento?”.
Quale può essere il ruolo per una grande banca come Intesa? “La Sicilia deve sfruttare i suoi punti di forza che sono il turismo, l’agricoltura, l’arte, il food. Occorre costruire un’industria dell’ospitalità e della cultura che abbia la forza di creare valore. Bisogna attrarre il turismo di alto livello per far diventare la Sicilia una meta ricercata come può essere la Costa Azzurra. Deve diventare la terra dove i ricchi di tutto il mondo sognano, almeno una volta nella loro vita, di trascorrere un periodo di vacanze. Non è possibile che alle Eolie, in estate non ci sia posto per le barche da diporto perché mancano porti turistici di dimensioni adeguate. E’ necessario attrarre investimenti offrendo condizioni favorevoli come Malta, Portogallo e ora anche la Grecia. Intesa lavora sul territorio. Il nostro obiettivo principale è finanziare progetti che guardino al futuro”.