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Enrico Franceschini (Repubblica): «Europei: l’Italia ha vinto anche nel fair play»

«Nella finale di Wembley abbiamo assistito a uno scambio di ruoli tra Italia e Inghilterra, in campo e fuori». Lo scrive su Repubblica, Enrico Franceschini, secondo il quale «gli azzurri hanno giocato all’inglese, attaccando e divertendo, con uno stile nuovo rispetto alla loro tradizione difensiva».

«Viceversa, i padroni di casa hanno giocato con schemi più cauti e ben diversi dal calcio d’arrembaggio che si vede abitualmente in Premier League. Lo scambio delle parti è stato visibile anche fuori dal campo. I nostri hanno dato prova di fair play, nessuna polemica e poche lamentele, un atteggiamento culminato nelle dichiarazioni post-partita di Roberto Mancini secondo cui i calci di rigore sono “una questione di fortuna”».

«Ci siamo comportati più secondo gli stereotipi inglesi che quelli italiani. La nazionale dei Tre Leoni, al contrario, è apparsa arrogante nelle esagerate aspettative di vittoria e insofferente davanti alla sconfitta, tra accuse agli italiani di fingere infortuni, fischi all’Inno di Mameli, abusi razzisti sui social contro i responsabili dei rigori sbagliati e l’apparente gesto di stizza dei giocatori che si sono tolti dal collo la medaglia dei secondi. Comportamenti più tipici dei melodrammi creati attorno al pallone nei paesi del Mediterraneo che di queste latitudini.

«Naturalmente sarebbe eccessivo leggere nella prestazione della squadra azzurra un Rinascimento che travalica lo sport in tutto e per tutto. Ma dopo aver decorato Downing Street alla stregua di un pub con le bandierine della Croce di San Giorgio, è verosimile che Boris Johnson, se avesse vinto l’Inghilterra, avrebbe strumentalizzato l’impresa come una conferma della bontà della Brexit. Senza ricadere nell’errore analogo, è curioso che le ultime quattro squadre vincitrici degli Europei (Grecia Spagna Portogallo Italia), siano i famigerati Pigs, paesi spendaccioni e perennemente in crisi, additati da Londra come uno dei motivi per divorziare dalla Ue».

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