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[L’intervento esclusivo] Elena Ugolini (già Sottosegretaria all’Istruzione): «Vi racconto come dei professori allenatori sono riusciti a trasformare i ragazzi in protagonisti»

“C’è (ancora) speranza per la scuola?“ è il titolo dell’ incontro pubblico organizzato dagli studenti del Liceo Statale  Cassini, a Sanremo, in occasione delle iniziative per i 150 anni di nascita dell’ Istituto.

Un tema di grande attualità perché senza speranza non si può pensare al futuro della scuola.

Il Cassini è un liceo classico di cui la città è orgogliosa, ha 1200 studenti, si trova in due edifici storici meravigliosi, con le finestre sul mare, lo hanno frequentato personaggi come Italo Calvino, Eugenio Scalfari, Sandro Pertini.

A Luglio avevo detto di sì all’invito di Filippo, uno dei rappresentanti degli studenti, perché mi sembrava impossibile negarsi a dei ragazzi che si trovano d’estate per pensare ad una settimana di iniziative per il centenario della propria scuola. Entusiasmo ridimensionato subito dalle sei ore di viaggio in treno in cui mi sono chiesta mille volte perché avevo  accettato di andare senza proporre una bella riunione a distanza.

Ma se non fossi andata di persona non avrei mai potuto vedere con i miei occhi perché ci può essere speranza per la scuola italiana.

Quei 5 ragazzi che ad Agosto erano andati dal loro preside per proporre di organizzare una settimana di eventi pubblici e laboratori, sono stati una scintilla di speranza che ha messo in movimento tutti: i compagni, le due super vice presidi, i docenti, la città.

Si capiva benissimo che il preside e tutti gli adulti avevano creato le condizioni perché quei ragazzi fossero protagonisti.

Dialogando con gli studenti ho visto chi aveva seminato: la professoressa d’italiano che da anni ha creato con loro un ufficio stampa ed un giornale del liceo, la professoressa di matematica che ha puntato sulla peer education per il recupero di chi è in difficoltà, l’esperienza di radio immaginaria e di gioventù studentesca, il rapporto con un docente scrittore andato in un’altra scuola.

A cena quei ragazzi mi hanno parlato di Dante, dell’aoristo, dei loro dubbi sulle scelte universitarie.

Gli ho chiesto che cosa cambierebbero della scuola: troppe nozioni, poco lavoro comune tra le discipline, poca attenzione da parte dei prof ai diversi stili di apprendimento, l’ansia della valutazione, troppa differenza fra docenti bravissimi e altri che non vedono l’ora che suoni la campanella, la tentazione di accontentarsi e di rinunciare a chiedere da parte degli studenti.

Se dovessi dire in sintesi, i nostri ragazzi vorrebbero dei docenti “allenatori“ con cui far fatica e lottare per vincere la partita della vita.

Il Ministro dell‘Istruzione  ha recentemente pubblicato il suo atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2022 , ci sono dei punti che rispondono alle domande di quei ragazzi e riprendono le linee indicate dal PNRR: un piano per l’orientamento, dei finanziamenti per personalizzare l’apprendimento e costruire un nuovo modo di far  scuola, nuovi spazi per la didattica, nuove modalità di formazione e di selezione dei docenti.

Spero veramente che il ministro Bianchi riesca in questa impresa in cui hanno fallito tutti i Ministri prima di lui. 

Senza docenti preparati, appassionati, capaci di costruire con i nostri studenti quel percorso di conoscenza e di crescita di cui hanno bisogno, difficilmente le nostre scuole saranno luoghi dove si accende la speranza e in cui si potrà costruire il futuro.

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