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Sergio De Nardis (economista): «Ecco perché l’industria regge (ancora)»

Il settore industriale continua a tenere e a supportare il Pil del Paese, nonostante le forti difficoltà incontrate nell’ultimo periodo. Ne parla l’economista Sergio De Nardis. «Il sorprendente dato positivo del Pil del III trimestre (+0,5%) è stato sospinto soprattutto dall’ancora robusto incremento dei servizi, a loro volta sostenuti dai consumi delle famiglie come confermato anche dal buon andamento delle vendite al dettaglio».

«Tuttavia, anche l’indice della produzione industriale nel trimestre estivo (-0,4% sui precedenti 3 mesi, ma pressoché stazionario nella manifattura, escludendo cioè i comparti estrattivi e dell’energia direttamente esposti allo shock del gas) segnala una tenuta del settore ben superiore a quel che lasciavano intendere gli indicatori di fiducia degli imprenditori, in accentuata flessione dall’inizio dell’anno», scrive sul magazine online InPiù.net.

«Una positiva evoluzione che è confermata dall’aumento delle registrazioni di nuove imprese industriali avvenuta, dopo i cali di mesi precedenti, nel III trimestre, risultata anche superiore alla contemporanea crescita del numero dei fallimenti. Come spiegare queste incongruenze? Un’ipotesi è che lo shock energetico è stato (ed è) più selettivo che in passato quando colpiva in modo omogeneo l’intera struttura produttiva, molto meno preparata a fronteggiare cambiamenti di simile portata».

«Le imprese appaiono oggi più differenziate non solo per caratteristiche tecnologiche/settoriali (intensità di consumo di gas), ma anche (a parità di intensità) per capacità di difendersi dai rincari riorganizzandosi e cercando soluzioni di risparmio energetico. Ciò non solo in Italia, ma anche ad esempio in Germania. Probabilmente, quindi, lo shock del gas porterà a un ampliamento dell’eterogeneità delle imprese industriali, con un divario (in termini di efficienza e profittabilità) tra quelle che non sono riuscite, per vincoli tecnologici e abilità manageriali, a sottrarsi al colpo dell’energia e quelle che sono state in grado di contenerlo, espandendosi anche in virtù dei miglioramenti di competitività degli ultimi anni indotti da moderazione salariale e progresso tecnico».

«L’export è andato meglio delle possibilità offerte dal commercio mondiale, consentendo la tenuta della manifattura a dispetto del pessimismo evidenziato, in media, dagli imprenditori. Tutto questo vale per il sorprendente passato. È da vedere se una simile situazione continua a reggere nei mesi correnti e futuri, quando va registrandosi un ulteriore peggioramento della congiuntura globale sotto gli effetti delle strette monetarie, ma al contempo anche un netto ridimensionamento dello shock del gas rispetto ai picchi del III trimestre».

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