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Laura D’Aprile (capo Transizione Ecologica Ministero Transizione Ecologica): «Occasione unica per poter dare slancio al nostro Paese»

Laura D’Aprile, capo del dipartimento della Transizione Ecologica e Investimenti Verdi presso il Ministero della Transizione Ecologica, ha partecipato al convegno “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Dagli aspetti teorici a quelli operativi”, organizzato da Confindustria.

A moderare e introdurre i vari interventi Alessandro Fontana, direttore del Centro Studi di Confindustria, e Antonio Matonti, direttore degli Affari Legislativi di Confindustria.

«Quest’occasione di presentazione delle misure di competenza del MiTE (Ministero della Transizione Ecologica), per noi chiaramente è molto utile per far intendere qual è la strategia alla base dell’individuazione delle misure, quali sono le cose fatte. Quindi non le proposte, ma cosa abbiamo fatto finora».

«Gli interventi a titolarità del Mite ammontano a circa 35 miliardi di euro, prevalentemente si collocano nella missione 2, con due interventi all’interno della missione 3 e una riforma all’interno della missione 1 che traguarda la cultura. Gli interventi sono suddivisi nella missione 2 in quattro componenti principali».

«Di fatto la componente C1 è dedicata agli interventi per l’economia circolare e l’agricoltura sostenibile. La componente C2 traguarda l’ambito dell’energia. La componente C3 traguarda all’ambito dell’efficientamento energetico e la componente C4 traguarda, invece tutti, quegli interventi, investimenti e riforme che riguardano il territorio. Quindi l’uso del territorio, le bonifiche, il dissesto idrogeologico e le risorse idriche, con una parte all’interno della componente della missione M3 sulle infrastrutture che riguarda le reti idriche».

«Queste componenti sono state individuate all’esito di un’istruttoria, che sarà condotta sulla base delle proposte e dei documenti che sono pervenuti al Mite nel corso dei mesi, nelle fasi in cui ancora si era in discussione del Pnrr. Quindi, tengono conto delle esigenze e delle priorità che sono state manifestate sia dal mondo dell’impresa, in primis da Confindustria, come si sa ma associativo, dalle piccole imprese, e dal mondo degli enti pubblici e della governance degli enti pubblici».

«Queste misure e traguardano degli obiettivi generali che sono rispondenti al quadro operativo, e al quadro normativo europeo, ovviamente. Ma traguardano anche degli obiettivi generali che oggi sono particolarmente attuali. In questi giorni si è parlato molto alla Cop26 del contenimento del tetto di un grado e mezzo, per il contributo alla lotta ai cambiamenti climatici. Il 50% di questo contributo al contenimento al tetto di un grado e mezzo può essere dato dall’economia circolare».

«L’implementazione di strategie di economica circolare all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza per il Mite è una priorità. Non a caso, e su questo il collega a Carmine Di Nuzzo potrà eventualmente smentirmi, i primi investimenti corrispondenti a milestone, dei quali è stata prevista l’attuazione entro il 30 settembre, sono proprio degli investimenti a titolarità del Mite».

«Parliamo degli investimenti per la realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e di ammodernamento degli impianti esistenti e dei così detti Progetti Faro di economia circolare. Questi investimenti corrispondono a degli avvisi pubblici che sono stati emanati nei termini previsti entro il 15 ottobre».

«Entro il 30 settembre sono stati a emanati i due decreti, a firma del ministro Cingolani, con i criteri di selezione dei progetti, sia per la realizzazione degli impianti che per i progetti Faro di economia circolare e il 15 ottobre sono stati pubblicati gli avvisi. Questi due investimenti valgono 1 miliardo e mezzo per la realizzazione nuovi impianti di gestione di rifiuti, quindi traguardando l’ambito del ciclo dei rifiuti urbani e 600 milioni di euro per i progetti Faro di economia circolare».

«L’investimento da 600 milioni di euro sui progetti, cosiddetti flagship, è destinato interamente alle imprese. Sono state individuate quattro filiali prioritarie nell’ambito del piano europeo d’azione sull’economia circolare. Sono quattro filiere strategiche, non solo a livello europeo, ma anche a livello nazionale, per la creazione di nuove catene di valore. Parliamo del comparto dei RAEE, del comparto delle plastiche, del comparto del tessile, con la creazione di hub del tessile e del comparto della carta e cartone».

«Non è un caso che queste quattro filiere corrispondano a settori particolarmente energivori, in cui si sono manifestate delle sostanziali crisi di approvvigionamento e per i quali lo sviluppo di filiali circolari, anche in un’ottica di simbiosi industriale, può costituire effettivamente un volano e un valore aggiunto per la creazione di nuove catene di valore. Per quanto riguarda, invece, l’investimento da 1 miliardo e mezzo sull’impiantistica per l’infrastrutturazione della raccolta differenziata e l’impiantistica per il ciclo degli urbani, questo è stato indirizzato alle amministrazioni pubbliche. In particolare, agli enti gestori del servizio integrato, con facoltà di sub delega ai concessionari del servizio».

«Ovviamente parliamo di enti d’ambito costituiti ed efficaci, cioè che effettivamente abbiano svolto all’azione prevista dalla norma. In caso di entità d’ambito, come purtroppo si verifica in molti ambiti territoriali che sono costituiti solo sulla carta, poiché l’obiettivo a quello di mettere effettivamente a terra riforme e investimenti secondo i milestone e i target stabiliti all’interno di quello che per semplicità chiamo contratto con la Commissione europea. Dobbiamo fare ricorso a chi ha la capacità di implementare queste riforme e investimenti, cioè ai comuni e alle società affidataria del servizio».

«Queste possono essere delegate dei comuni e nella nostra visione possono costituire l’elemento di leva per i comuni, per poter presentare delle progettualità. Quindi gli avvisi sono stati pubblicati, l’apertura dei termini per la presentazione delle proposte progettuali fissata al 15 dicembre. Abbiamo cercato, con il supporto di Invitalia, di costruire una piattaforma digitale quindi di digitalizzare al massimo e semplificare gli adempimenti, per poter garantire una partecipazione di tutti i soggetti. Un po’ più snella da quei vincoli burocratici che sempre costituiscono un ostacolo all’attuazione degli interventi».

«E anche per garantire con format e con schede di supporto che la qualità progettuale sia particolarmente elevata. Questo per noi può essere garanzia di concreta attuazione degli interventi sul territorio. Quanto al riparto delle risorse di questi interventi abbiamo fissato il 60% delle risorse destinate al Centro-Sud e il 40% al Nord. Questo comporta, come già detto dai relatori che mi hanno preceduto, uno sforzo molto particolare nel supporto tecnico amministrativo alle amministrazioni del Centro-Sud per la realizzazione di questi interventi».

«Anche tenendo conto dello stato di attuazione delle progettualità sui fondi strutturali, che come abbiamo già sentito, purtroppo, non è entusiasmante. Per questo all’interno delle riforme a supporto di questi investimenti è stata inserita una riforma ad hoc per il supporto tecnico amministrativo alle autorità locali che devono andare ad implementare queste misure».

«Come viene strutturato questo supporto? Ci sarà all’interno come previsto dalle milestone un piano operativo di dettaglio per l’erogazione di questo supporto, ma in realtà noi abbiamo già iniziato a supportare le amministrazioni. Abbiamo iniziato rafforzando quelle linee di intervento e di supporto già attive, per il tramite delle società in house, e con l’attivazione di un supporto tecnico-amministrativo specifico per gli appalti, per il tramite di Invitalia. Questo è l’elemento fondamentale».

«Del resto, nella discussione molto intensa e spesso anche accesa con gli uffici della Commissione durante l’approvazione dell’istruttoria del Piano nazionale di riprese resilienza, noi abbiamo indicato come unica criticità e incertezza rispetto all’attuazione di queste misure la capacità organizzativa degli enti destinatari e, devo dire, anche il contenzioso. Su questo noi abbiamo registrato, per quanto riguarda gli investimenti diretti alle imprese una reazione assolutamente positiva, accomunati da una missione comune della strategicità di questi interventi».

«Per quanto riguarda lei gli investimenti diretti agli enti locali, ovviamente c’è una preoccupazione da parte degli enti locali di non poter poi mettere a terra questi investimenti, e su questo noi stiamo intervenendo e stiamo intervenendo anche in collaborazione con l’ANCI e con le amministrazioni territoriali. Molte amministrazioni regionali si sono già organizzate per poter supportare i comuni e i territori nell’utilizzo al massimo e bene di queste risorse. Altre amministrazioni si stanno organizzando in questa direzione».

«Quindi, sostanzialmente, il richiamo è quello di una condivisione della strategicità di questo piano dell’attuazione di questo piano, perché è un occasione unica e irripetibile per poter dare effettivo slancio a un settore che può fare veramente il cambiamento nel nostro Paese».

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