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Conte invia la bozza con i 52 progetti del Recovery Plan alla maggioranza: «Ora subito una sintesi entro Capodanno. Dobbiamo correre»

Sono 52 i progetti elencati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che corrispondono ai 196 miliardi del Recovery Fund.

Una bozza del documento è stata inviata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla maggioranza, ma la versione definitiva necessiterà di altro lavoro di “sfoltimento”.

A confermarlo lo stesso premier Giuseppe Conte.

«È inutile distribuire le risorse su tantissimi progetti, forse 52 sono troppi”.

Il presidente del Consiglio mostra la fretta del governo per arrivare a una sintesi il prima possibile.

“Non possiamo permetterci di ritardare. Per questo ho invitato tutte le delegazioni di maggioranza ad affrettare l’esame della documentazione e ritrovarci entro Capodanno per trovare la necessaria sintesi. Dobbiamo andare avanti e non dobbiamo indugiare oltre. Ora dobbiamo correre e ci deve essere la sintesi finale».

Tanti gli scogli da superare, a partire dal tema più spigoloso, e cioè i fondi sulla sanità: al momento Conte attesta a 15 miliardi di partenza i fondi destinati, considerando i tanti progetti trasversali già identificati.

Troppo pochi per alcuni esponenti della maggioranza, che continuano a spingere sul Mes, trovando ancora una volta una fredda reazione del premier.

«Se attivarlo o meno è prerogativa del Parlamento. I 36 miliardi ci porterebbero ad accumulare deficit, quindi ricadrebbero sul debito pubblico. Se noi li intendessimo come spese aggiuntive per la sanità lasceremmo un fardello non da poco alle prossime generazioni. Non possiamo lasciare un debito fuori controllo alle generazioni future».

Anche il tema superbonus al 110% non sembra definito, nella bozza del Recovery plan si parla di estensione “solo” fino al 2022, ma da tempo il Movimento Cinque stelle insiste per poter arrivare a tutto il 2023, confidando di potercela fare proprio grazie ai fondi europei.

Altro tema spinoso quello della governance del fondo, che dovrà essere risolto ai tavoli di maggioranza, e della sicurezza, con la prevista nascita di un “Centro nazionale di ricerca e sviluppo per la cybersecurity”.

Dei 196 i miliardi a disposizione, i progetti individuati al momento ne impiegano esattamente 195,9 miliardi. Sei macroaree comprese: 48,7 miliardi al capitolo digitalizzazione e innovazione, per il capitolo dedicato all’ambiente e al Green New Deal andranno 74,3 miliardi, 27,8 invece i miliardi destinati alle Infrastrutture e alla mobilità sostenibile.

19,1 miliardi i soldi per Istruzione e Ricerca, leggermente inferiore il finanziamento destinato alla Parità di genere, 17,1 miliardi, con all’ultimo posto la Sanità, a cui vengono destinati “solo” 9 miliardi.

Tra i 52 progetti della bozza, il più corposo riguarda la Transizione 4.0 (24,8 miliardi), seguito dal Superbonus (22,4 miliardi) e dall’efficientamento degli edifici pubblici (17,71 miliardi).

21,7 i miliardi per le opere ferroviarie e per la mobilità e connessione veloce del Paese, alle rinnovabili invece vanno 8,68 miliardi. 4 miliardi e mezzo all’economia circolare e altrettanti vanno al sostegno all’occupazione femminile, conciliazione vita-lavoro e asili nido.

Infine 2 miliardi a scuola 4.0.

Tempi stretti, che non lasciano tempo per polemiche. Per Conte, il governo deve fare presto e bene, rispondendo positivamente all’appuntamento più importante della storia recente.

«Questo piano deve confermare la piena credibilità dell’Italia, non possiamo disperdere le risorse se non riusciremo in questo intento questo governo se ne deva andare a casa, con ignominia. Lasciamo perdere le crisi o le contro-crisi di governo».

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