Occorre arginare il disagio sociale e poi dare subito il via a cantieri e investimenti. Lo afferma l’ex sottosegretario al Lavoro leghista, Claudio Durigon, intervistato da Amedeo La Mattina per La Stampa.
La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, afferma che questo «governo è in mano al Pd e alla sinistra». Si riferisce in particolare alla nomina di Andrea Orlando al vertice del ministero del Lavoro. «Non credo che sia così. È chiaro che questo non è un governo politico. Ma se Orlando è al Lavoro, Giorgetti è al Mise: in un momento così difficile, in una fase d’emergenza Orlando e Giorgetti devono fare un percorso di condivisione».
«Orlando poi ha cominciato con il piede giusto: è un ottimo segnale che abbia subito convocato i sindacati e domani (oggi per chi legge ndr) incontrerà le associazioni degli imprenditori e del commercio. È giusto che ognuno porti le sue idee per poi fare sintesi».
Il primo problema è la fine del blocco dei licenziamenti. Lei è favorevole a mantenere il blocco? «Sì, sono favorevole finché non ci saranno gli strumenti adeguati per traghettare una parte del mondo del lavoro da una riva all’altra. Ma bisogna fare presto e bene. Dobbiamo arginare un disagio sociale enorme. Senza il blocco dei licenziamenti rischierebbero di perdere il lavoro 1, 2 milioni di persone».
«Bisognava pensarci prima, il governo precedente invece è rimasto fermo su misure assistenziali e sulla cassa integrazione Covid, che certo è servita e servirà ancora, ma non basta. Adesso dobbiamo pensare alle politiche attive, alla formazione professionale e ampliare per la ristrutturazione delle aziende il contratto espansivo».
Quota 100 è sempre stato un vostro cavallo di battaglia, ma scade a fine anno. Bisogna prorogarla? «Io non sono innamorato del nome “quota 100” ma della sua ricaduta, che è ancora più necessaria in questo periodo di Covid. Non c’è dubbio che non si possa tornare alla Fornero e ci sia bisogno di forme di flessibilità in entrata e in uscita dal mondo del lavoro. Troveremo anche qui strumenti adeguati: ci si siede attorno ad un tavolo con i sindacati e si discute».