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Chiara Saraceno (sociologa): «La pandemia ha aumentato le diseguaglianze. E il recupero occupazionale è troppo lento»

Come era già successo con la crisi finanziaria – scrive la sociologa Chiara Saraceno su Repubblica – con la pandemia l’Italia sta recuperando più lentamente degli altri paesi europei l’occupazione perduta.

Il recupero, inoltre, riguarda più il lavoro dipendente (anche se spesso a termine) che quello autonomo, che in Italia ha sempre costituito un bacino occupazionale importante.

Riguarda, inoltre, più i giovani di entrambi i sessi e le donne di ogni età, che non gli uomini adulti, riducendo in parte il gap di genere e generazionale che si era ulteriormente allargato nel primo anno di pandemia.

Per questo, nonostante la ripresa dell’occupazione, la povertà assoluta, già molto aumentata nel 2020, è rimasta stabile nel 2021. Un’occupazione precaria, il lavoro povero, soprattutto se è l’unico in famiglia, non dà un reddito sufficiente a far uscire dalla povertà.

La pandemia – come racconta il Rapporto Istat sul Benessere equo e sostenibile (BES) – ha ulteriormente aumentato le disuguaglianze, rispetto all’occupazione, tra donne con e senza figli, a sfavore delle prime, specie se con figli piccoli.

Anche i giovani fino a 34 anni hanno un’incidenza di povertà più elevata degli altri adulti, anche se stabile rispetto al 2020: 11,1%.

Le giovani generazioni dei ceti più modesti portano il peso del costo economico della pandemia, un fatto che, combinandosi con la diminuzione del loro peso demografico, mette a rischio la sostenibilità sociale del paese.

È tra le bambine/i e adolescenti più poveri – prosegue saraceno – che si concentra la povertà educativa, la dispersione scolastica, l’abbandono precoce degli studi, che poi a sua volta si traduce in bassa qualità del lavoro cui si ha accesso — tutti fenomeni peggiorati dalla pandemia.

Tra gli/le adolescenti e i giovani di 14-19 anni la soddisfazione per la propria vita è diminuita, così come il benessere mentale ed aumentata la percentuale di chi dice di non aver amici su cui contare.

La perdita di socialità in una fase della vita in cui è così importante per la crescita e per la definizione di sé, unita alla percezione di un orizzonte chiuso da una crisi senza fine sta bloccando emotivamente molti adolescenti.

È un fenomeno da non sottovalutare – conclude – tanto più che la guerra russo-ucraina rischia di aggravare insieme alle disuguaglianze e alla povertà anche il senso di perdita di un futuro pensabile per le giovani generazioni.

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