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Certificazioni ambientali, strumenti della circular economy e del Recovery fund

Lo sviluppo sostenibile appare sempre di più l’unica strada in grado di garantire cura per l’ambiente, per uno sviluppo economico duraturo e per la protezione sociale.

Il mondo produttivo si sta muovendo in questa direzione iniziando ad adottare una visione più circolare dell’economia; in tale ambito, le certificazioni ambientali si presentano come i suoi più validi strumenti, che registrano crescente interesse e fiducia da parte delle imprese e, nell’ultimo biennio, anche da parte del mondo della finanza, in particolare attraverso la futura adozione dell’Ecolabel sui prodotti finanziari, così come il ruolo che EMAS potrà svolgere all’interno dell’istituzione del quadro europeo che favorisce gli investimenti sostenibili (c.d. Tassonomia); anche i cittadini guardano con sempre crescente interesse e fiducia a questi strumenti, ai protocolli ed alle imprese certificate “green”.

Qualche dato per dare un’idea dell’entità di questi strumenti: le statistiche europee sull’Ecolabel UE – aggiornate a settembre 2020 – restituiscono una fotografia molto interessante; a fronte di un totale di Prodotti e Servizi certificati pari a 75.796 unità, il Comitato italiano ha certificato ben 9.703 unità, collocandosi al secondo posto, dopo la Spagna con 15.768 unità. Analizzando i soli dati italiani aggiornati al 13 novembre 2020, ad oggi risultano certificati 10.903 prodotti/servizi, corrispondenti a 257 licenze. Guardando la serie storica dal 1998, il picco nel numero di prodotti/servizi fu toccato nel 2014, con un totale di 19.383, mentre l’ano più critico fu il 2018, con soli 8.600 tra prodotti/servizi, ma già dallo scorso anno è iniziata la risalita (9.809 prodotti/servizi).

Le regioni settentrionali hanno il maggior numero dilicenze di prodotti, in testa la Lombardia con 42, seguita da Emilia Romagna (28), Piemonte (25), Veneto (24) e Toscana (21); se si guarda invece alle licenze di servizi è in testa il Trentino Alto Adige (18), seguito dalla Sicilia (16) ed Emilia Romagna e Piemonte (8), e poi il Lazio (7).

Il settore dei rifiuti è quello con il maggior numero di registrazioni (310), seguito dal settore energetico (152) e dalla Pubblica Amministrazione (131).

EMAS ed Ecolabel UE si confermano standard europei caratterizzati da affidabilità, trasparenza e garanzia in termini di miglioramento continuo delle performance ambientali delle imprese, al di là del mero rispetto di limiti di legge.

Le organizzazioni EMAS, infatti, pianificano target e obiettivi di miglioramento, definiscono programmi ambientali, destinano risorse economiche, tecniche ed umane al raggiungimento dei risultati prefissati, sostengono costi addizionali rispetto a quelli necessari a mantenere la mera conformità alle leggi, quindi interiorizzano i costi sociali del proprio inquinamento.

Analogamente, le aziende che ottengono la certificazione Ecolabel UE per i loro prodotti o servizi garantiscono la conformità a criteri, diversi per ciascun gruppo di prodotto o servizio, stabiliti a livello comunitario dopo un’attenta analisi LCA su tutto il ciclo di vita, ottenendo così un impatto ridotto su tutte le matrici ambientali.

Sulla base di questi presupposti, molte regioni italiane hanno adottato misure agevolative, economiche e procedurali, per favorire le nuove certificazioni EMAS ed Ecolabel e sostenere il mantenimento di quelle già in essere, alimentando in tal modo i processi di miglioramento ambientale complessivo del sistema produttivo territoriale. Tra le agevolazioni in essere, di particolare efficacia si sono rilevate le misure connesse con gli sconti fidejussori (settore dei rifiuti e delle bonifiche), con gli sgravi fiscali (es. IRAP in Toscana) e con il Green Public Procurement (GPP) in quanto caratterizzate da una semplice ed immediata applicazione nel loro funzionamento e capaci di attivare importanti vantaggi economici, specialmente per le piccole e medie imprese.   

Le azioni regionali, seppur efficaci, si sono dimostrate però disomogenee e, spesso, discontinue aumentando, in qualche caso, il divario in termini di opportunità, tra imprese operanti in differenti ambiti regionali.

In tale contesto si colloca l’impegno del Governo nell’adozione di una o più misure di sostegno a valenza nazionale che garantiscano uniformità di azione sull’intero territorio, capaci di consolidare il ruolo delle certificazioni quali efficaci e versatili strumenti di sviluppo sostenibile; l’articolo 135, comma 2 della Legge di bilancio che introduce e disciplina il Sistema volontario di certificazione ambientale per la finanza sostenibile, va in questa direzione.

Occorre quindi uno sforzo verso la diffusione di questi strumenti da parte del decisore politico, degli operatori economici che potranno farsi promotori verso altri operatori di un paradigma produttivo diverso, più consapevole e responsabile anche verso le future generazioni.

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