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“Bisogna riaprire i confini, senza turismo dall’estero rischiamo tutti”. L’appello del ceo di Alpitur

“In Italia si sono messi in campo pochi soldi, incerti e con grandissimo ritardo. Mancano le regole e manca il sostegno dello Stato”.

Così Gabriele Burgio, numero uno di Alpitour, in una intervista alla Nazione sintetizza la situazione di un settore che vive nel pieno la crisi post Coronavirus “Manca un protocollo nazionale sulle misure da prendere per gli operatori, che si organizzano traendo ispirazione dalle indicazioni di Federalberghi e dell’Oms, però inevitabilmente si tratta di improvvisazioni”, spiega.        

E prosegue: “siamo nel momento peggiore, perché da un lato si parla delle riaperture e dall’altro non si è capito bene come riaprire. Speravamo che   qualcosa si muovesse, vedendo gli esempi dall’estero, con la Germania  che aiutava Tui, la Francia Air France, la Spagna Iberia e via dicendo. Pensavamo che visto che in Italia il turismo rappresenta almeno il 13% del Pil, gli aiuti sarebbero stati conseguentemente molto forti. La Francia ha attivato sostegni per 18 miliardi, anche se da loro il settore turismo vale solo il 5% del Pil”, dice ancora.        

“Chi deve riaprire un albergo  ha bisogno di almeno un mese di preparazione e ogni giorno che passa porta più avanti la possibilità di ricominciare. Se anche si ricominciasse domani, insomma, non si riuscirebbe a rimettere in moto l’attività prima del 20 giugno, con l’adozione dei sistemi di sicurezza che saranno certamente necessari”.

E non è scontato il recupero post estate: “dipende molto da quando si riapriranno i confini, che per noi è importantissimo, perché i turisti che vengono dall’estero hanno più risorse e spendono di più”.

Il punto vero è quello: “con i confini chiusi non ci sono flussi e non ci sono aerei” conclude.  

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