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Bisogna creare una società basata sulla responsabilità piuttosto che sull’obbedienza

Ho trascorso la pandemia in Germania dove vedo meno prescrizioni che calano dall’alto, le regole sono semplici e tempestive, ed osservo una normale, forse anche rilassata, disciplina individuale nell’osservare le misure di sicurezza: mascherine, distanziamenti etc.

Leggo anche molto di quanto pubblicato in Italia, in merito a misure stringenti, divieti, autocertificazioni, controlli dall’alto, conflitti di competenza e una certa superficialità da parte degli esperti nel dire, contraddire, litigare, ma ciò nonostante il tutto avviene in un contesto lodevolmente rispettoso delle regole  da parte della cittadinanza, che a volte è però disorientata.

Tra le misure per la ripresa (nel lungo termine) si parla molto della necessità di sburocratizzare la Pubblica Amministrazione, cioè di semplificare le procedure. Se ne parla da sempre, nel nostro Paese ma non lo si è mai fatto, o non  si è mai riusciti a farlo. 

Un pessimo esempio viene proprio dai provvedimenti per la sanità e per l’economia, le imprese e le famiglie  presi dal Governo in questi mesi, norme prolisse e complicate. A mio giudizio il problema è che si cerca di evitare (o non si è in grado) di assumere delle responsabilità, da parte dei dirigenti a tutti i livelli, sopratutto nel settore pubblico, ma anche nel privato.

E questa paura di assumersi delle responsabilità trova una ragione giuridica nel nostro sistema legale troppo formalistico: tra lo sbagliare pur avendo seguito le regole alla lettera o non seguire le regole alla lettera ma non sbagliare, il burocrate e/o il dirigente responsabile (ciò avviene da noi, ma non nei sistemi di diritto anglosassone) sceglie il primo perché avendo osservato le regole si libera da responsabilità di fronte alla Magistratura  per il danno procurato o l’insuccesso.

E in questo contesto naturalmente fa gioco la facilità, la prontezza e la diligenza della Magistratura inquirente nella ricerca di responsabili e di colpevoli in ogni incidente o sinistro o danno arrecato. Ma fa anche gioco il nostro sistema macchinoso di legiferare con norme eccessivamente dettagliate (interi articoli che si dilungano sulle “definizioni”) prolisse, spesso poco chiare e che si possono prestare a diverse interpretazioni.

Nel dubbio meglio astenersi dall’agire o dal decidere se si possono evitare delle responsabilità (ne conseguono  ritardi nelle autorizzazioni, nei rimborsi, nella erogazione di fondi etc.). Meglio allora leggi più semplici, meno analitiche e più sintetiche che lascino spazio di agire con maggiore discrezionalità ai dirigenti responsabili, di ogni livello e grado, di assumersi le doverose responsabilità che la carica comporta. In altre parole, creare una società basata sulla responsabilità piuttosto che sull’obbedienza. Ma in una società siffatta naturalmente è essenziale che prevalga su tutto la meritocrazia nelle nomine piuttosto che l’appartenenza.

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