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Vincenzo Amendola (Ministro per gli Affari Europei): «Recovery Fund, assegnazione dei progetti solo tramite bandi pubblici. Struttura tecnico-amministrativa competente e veloce»

Solo bandi pubblici per i progetti finanziati dal Recovery Fund, ai quali tutte le aziende, comprese quelle straniere, potranno partecipare. In un’intervista a Milano Finanza, il Ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola rivela i contenuti della bozza di decreto sul programma Ue, sottolineando che per fruire di tutti i 207 miliardi l’Italia dovrà dotarsi di una struttura tecnica precisa, competente e veloce. E sperare che cada il veto al bilancio Ue di Ungheria e Polonia.

Per quanto riguarda l’iter di presentazione del Piano, comincia il Ministro, «abbiamo seguito una linea di massima trasparenza. A settembre abbiamo inviato in Parlamento le Linee Guida e dopo l’approvazione della mozione delle Camere abbiamo iniziato il confronto informale con la Commissione Europea sul Piano. Al prossimo Consiglio dei ministri porteremo una bozza di aggiornamento che prevede, tra le altre cose, la creazione di una struttura che avrà il ruolo di soggetto attuatore».

Il documento, afferma, si articola «in quattro capitoli. Il primo riguarda la visione d’insieme e gli obiettivi. Il secondo indica le macroaree di intervento, come la trasformazione verde, il digitale, la coesione sociale, le infrastrutture, la salute e così via, suddivisi poi in cluster. Il terzo riguarda la governance e il quarto la valutazione d’impatto sulla crescita, sul recupero dei ritardi del Paese, sulla distribuzione territoriale e il rispetto degli obiettivi dell’Agenda Ue al 2030».

Rispetto invece all’organizzazione della governance spiega: «Ci sarà una proposta normativa, che quindi dovrà essere approvata dal Parlamento, a cui comunque sarà inviata l’intera bozza, che prevederà appunto la creazione di un soggetto attuatore, una struttura tecnico-amministrativa che avrà poteri sostitutivi per tutte le fasi successive all’aggiudicazione dei bandi, in modo da velocizzare gli iter. Non dimentichiamo che tutte le risorse di NextGen Eu dovranno essere impiegate entro il termine massimo del 2026». La struttura, aggiunge, è stata pensata per avere «poteri di semplificazione».

Sul numero dei progetti che verranno finanziati, Amendola afferma che «si sono fatti errori interpretativi, pensando che ogni ministero dovesse avere un suo progetto» ma che in questo caso «non siamo in legge di Bilancio, qui si tratta di mettere in pista interventi che possano incidere per esempio sui ritardi del Paese». «Per scegliere gli interventi», continua, «abbiamo approfondito le classifiche europee e certamente siamo indietro in molti settori, dalla giustizia alla PA, dall’occupazione femminile alla digitalizzazione, per fare degli esempi. E comunque alcuni progetti come Industria 4.0 sono già in legge di Bilancio e saranno finanziati con questi fondi. Poi ci saranno sempre due linee, una per i privati e una per la pubblica amministrazione, che va ammodernata e digitalizzata».

Tra le aree di intervento, grande attenzione viene riservata ai progetti green: «Sul fronte ambientale ci saranno gli interventi per l’applicazione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC, ndr), che riguarda i trasporti puliti, la decarbonizzazione, l’industria circolare, il dissesto idrogeologico, l’Ecobonus al 110%. Ci sarà attenzione anche alle PMI e all’istruzione, ovviamente. Anche il Piano cashless del governo è un punto e riguarda anche la digitalizzazione e la modernizzazione del Paese».

L’Italia, sottolinea, non solo si adeguerà alle linee guida europee che prevedono che almeno il 37% delle risorse debba essere dedicato ai progetti green e il 20% alla digitalizzazione, ma andrà anche oltre: «Saremo al 40% per la sostenibilità ambientale e sopra il 20% per la digitalizzazione, comprese le reti a banda larga. Comunque vorrei aggiungere che la parte incentivi sarà minoritaria, punteremo soprattutto sugli investimenti, perché hanno un’ovvia ricaduta sulla crescita».

Sull’assegnazione dei bandi e sul coinvolgimento dei grandi gruppi pubblici nel piano di ripresa dichiara: «Tutti i progetti da realizzare saranno assegnati tramite bandi pubblici europei. Tutte le aziende, anche quelle straniere, potranno partecipare e comunque non solo i grandi gruppi. Certo in alcuni settori ci sono delle eccellenze, che credo abbiano le carte in regola per puntare ai bandi anche di altri Paesi». Nessun finanziamento diretto di singole proposte di società e nessuna riserva, dunque, mentre ad occuparsi dei bandi «sarà il soggetto attuatore, che potrà utilizzare un fast track, nel rispetto della normativa».

Per quanto riguarda le tempistiche di presentazione del Piano, il Ministro rassicura: «Noi stiamo seguendo il cronoprogramma europeo, che prevede la presentazione dei piani definitivi a inizio 2021». Semmai, aggiunge, «i ritardi si rischiano per i veti di Ungheria e Polonia al bilancio Ue. Se nel prossimo Consiglio del 10-11 dicembre non si troverà una mediazione il rischio è per tutta l’Europa, compresi i Paesi che hanno posto il veto, non c’è più tempo, si rischia anche l’esercizio provvisorio».

Incalzato in merito alla Conferenza sull’Europa, il Ministro risponde che «si prevede di discuterne sempre al prossimo Consiglio Ue» e che si tratta di «un’iniziativa importante soprattutto in un momento delicato come l’attuale». Forse, continua, «in quell’occasione si riuscirà a trovare un nome per la presidenza, quello potrebbe essere un avvio concreto».

Rispetto al dibattito sul debito pandemico e alle modalità di utilizzo dei fondi del Next Generation infine conclude: «Rispetto tutte le idee e tutti i dibattiti ma io mi occupo dei trattati e delle norme che ci sono oggi, del debito che abbiamo come Italia e penso a come poterlo rimettere su un sentiero decrescente». «Per quanto riguarda i loans, in parte saranno sostitutivi di emissioni dirette del Tesoro, per tenere appunto sotto controllo il debito».

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