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Ambiente e sicurezza: obiettivi contrastanti | L’analisi di Sergio De Nardis

“Ambiente e sicurezza costituiscono due grandi sfide per l’Ue e per questo se ne discute al Consiglio europeo di Bruxelles. Insieme alla transizione digitale, giustificano la virata interventista europea (politiche industriali) e, implicando la produzione di beni pubblici continentali, richiederebbero progetti finanziati con debito comune come quelli del Ngeu. Il fatto che esse abbiano la stessa conseguenza in termini di politiche pubbliche (intervento del governo) non può, però, celare l’eclatante contraddizione tra gli obiettivi che perseguono. Ambiente e sicurezza (parola rassicurante per non dire armi) non vanno assieme. In primo luogo, per l’evidente diversità dei fini ultimi: da un lato, salvare vite da catastrofi climatiche, dall’altro danneggiarle, anche quando ciò avviene per inevitabili motivi di difesa”.

Lo sostiene l’economista Sergio De Nardis, dalle colonne del magazine digitale Inpiù.net

“Accanto alla divergenza di fondo riguardo alla posizione che ha la vita umana nei due obiettivi, vi sono poi i grandi danni ecologici: le aree di guerra – dopo bombe, incendi, gas, veleni e, spesso, radiazioni – sono tra i territori più inquinati e deturpati della terra. E lo restano a lungo. Chi è preoccupato per l’ambiente non può che guardare con desolazione le immagini dei tanti paesaggi bellici del pianeta. Non è quindi solo la vita, ma è proprio il rapporto con la natura, di cui siamo parte, a essere opposto tra le istanze di intervento pubblico ambientali e quelle militari. 

In secondo luogo, non è solo questione di divergenza dei fini ultimi, ma degli strumenti necessari per realizzarli. Tagliare le emissioni non è una priorità per le produzioni volte a soddisfare la domanda pubblica di sicurezza. Le armi devono essere efficaci per vincere sul campo di battaglia. E’ l’unica caratteristica veramente imprescindibile che viene richiesta, anche nei casi in cui si evocano puri scopi di deterrenza. Non può quindi avere alcuna rilevanza se questa caratteristica è assicurata con l’utilizzo di tecnologia “sporca”.

Una stima quanto mai incerta, data la segretezza dei dati del settore, cifra al 5,5% la quota di gas serra globale dovuta alle attività militari. Domandarsi quanto è pulita e quindi poco nociva la produzione di una mina, di un razzo o di un drone è senza senso sia per l’evidente contraddizione in sé, sia perché non è quello lo scopo da conseguire. Allo stato delle cose, le politiche per l’ambiente e quelle per la sicurezza vanno in direzioni opposte. Ed è superfluo domandarsi, in una eventuale emergenza, quale prevarrà annullando le istanze dell’altra. Eppure non è scritto da nessuna parte che ambiente e sicurezza siano in contraddizione. È anzi il contrario. Dedicare tutte le energie di governi e popolazioni al contrasto del rischio climatico sarebbe l’unica strada efficace per prevenire i conflitti di domani, legati alle catastrofi ambientali e all’accesso a risorse essenziali che diverranno sempre più scarse” conclude.

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