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Ascanio Celestini (attore e regista): «Se la democrazia è un valore da esportare l’Italia sia coerente»


“La prima domanda da rivolgere al nostro governo è: siete veramente convinti del fatto che noi dobbiamo ostacolare gli Stati violenti e le dittature? Se è così allora dobbiamo smettere di prendere il gas da Putin, ma anche smettere di fare affari d’oro con l’Egitto tra blindati e navi. Se la democrazia è un valore da esportare, l’Italia deve essere pronta a fare dei sacrifici che significano anche fermare l’acquisto di materie prime da determinati paesi che non sono la Russia”.

Le armi sono la risposta sbagliata

Attore, scrittore, regista Ascanio Celestini racconta all’Adnkronos ciò che lo ha portato ad aderire all’appello di Michele Santoro per la pace dal titolo ‘Pace proibita’ che sfocerà nell’evento del 2 maggio al Teatro Ghione di Roma con la partecipazione di molti intellettuali italiani accomunati dal pensiero di fondo che per porre fine al massacro le armi sono la risposta sbagliata perché il nemico più grande è la guerra.

“Se ce ne eravamo accorti noi che stava per scoppiare una guerra, come si può credere che non se ne fosse accorto il governo Draghi? – evidenzia Celestini – Qui non si sta parlando di una rissa al bar ma di una guerra che, come è sempre stato, ha dietro una preparazione di anni al di là del singolo specifico accadimento che può spostare di un giorno o di un’ora l’inizio di un conflitto.

L’attuale classe dirigente manca di credibilità

Di qui la mancanza di credibilità dell’attuale classe dirigente che nulla ha fatto per evitare che questa situazione precipitasse, tenuto conto proprio delle caratteristiche del presidente russo. E così il 24 febbraio abbiamo perso tutti, perché l’inizio di una guerra è già una sconfitta per tutti. Poi se si risolverà con una lunga tregua o addirittura con una pacificazione che porterà la Russia ad ottenere quello che voleva, sarà una sconfitta ancora più grossa.

Ecco perché occorre dimostrare con i fatti cosa veramente si vuole. Investire nella pace o nella guerra? Aumentare la percentuale di risorse in armamenti o nella scuola? Certo, nel momento in cui un Paese come l’Ucraina viene armato, già questo significa non fare ricorso alla diplomazia, ma possiamo fermarci. L’Italia deve subito tirarsi indietro. E smettere di spingere la Russia verso l’escalation. Fermarci e investire nella pace sapendo che ci vorrà tempo perché dia i suoi frutti”.

“Ecco perché per prima cosa noi ne parliamo al Teatro Ghione. E lo facciamo fuori dalla narrazione unica chiedendo a questo governo innanzitutto su cosa vuole investire e quanto realmente gli sta a cuore la democrazia in tutti i rapporti internazionali. Insomma, per usare le parole di Sandro Pertini, siamo disposti a svuotare gli arsenali e riempire i granai? Se la risposta è no, non siamo disposti a costruire la pace, così come non vogliamo investire nella democrazia se tagliamo i rapporti con alcuni dittatori e con altri no, anzi ci facciamo affari d’oro”, conclude Celestini. 

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