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Uno studio della Bocconi vede chiusi tre teatri su quattro nel post lockdown

Uno studio SDA Bocconi coordinato dal professor Andrea Rurale e dal titolo “Rivedere il modello di business”, non fa altro che confermare la grossa crisi che, anche in questa Fase 2 riguarda i teatri. I numeri dicono che il 76,5% dei teatri ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, contro il pur ragguardevole 48,7% dei musei.

“Lo studio dimostra che i musei avranno più facilità a ripartire – ha affermato Rurale – il distanziamento sociale è impensabile in una sala teatrale sia tra il pubblico, dove metà della platea risulterebbe vuota, sia sul palcoscenico dove si potrebbero mettere in scena solo monologhi. Nei musei invece le opere sono già presenti ed esposte e possono organizzarsi per limitare gli accessi e predisporre nelle sale percorsi obbligatori, mentre i teatri devono interagire con manager e artisti oltreché con il pubblico”.

Altri numeri a riguardo: il 73,5% dei teatri ha risolto, o pensa di risolvere, contratti per causa di forza maggiore contro il 17,9 %dei musei.

“Se entrambi hanno sofferto per i mancati introiti derivanti dalla vendita dei biglietti e dalle sponsorizzazioni” – ha continuato Rurale – i musei sono avvantaggiati dal fatto di avere in molti casi i dipendenti pagati dallo stato, mentre nei teatri il personale è quasi sempre a carico delle stesse istituzioni. Senza ovviamente dimenticare il gran numero di persone, i cosiddetti lavoratori intermittenti, come maschere e guide turistiche che sono stati esclusi da tutti gli ammortizzatori sociali previsti nei primi decreti”.

“Le presenze sui social sono completamente gratuite – ha detto – e non fanno altro che sottolineare ulteriormente la precarietà di un modello di business che dipende troppo dagli introiti dei biglietti e dalle sponsorizzazioni, che in questa fase sono state quasi interamente riversate sul fronte sanitario. Il sistema si regge su un equilibrio precario che coinvolge il più grande finanziatore delle attività teatrali, che è la pubblica amministrazione insieme con le sponsorizzazioni private spesso con un orizzonte a breve periodo e i ricavi della biglietteria. Ora c’è la necessità – ha concluso Rurale – di un approccio strategico a medio lungo periodo, la necessità di programmare più a lungo non solo il calendario di ogni stagione ma anche l’evoluzione delle altre attività”

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