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Sergio De Nardis (economista): «Il bacino del lavoro inutilizzato»

«Secondo Eurostat, il grado italiano di inutilizzo del lavoro (misura che include disoccupati, occupati part-time e inattivi disponibili a lavorare) è stato, nel primo trimestre, pari a un quarto (25%) della forza lavoro estesa, un livello 2,5 volte più elevato del tasso di disoccupazione ufficiale (9,8%)». Queste le parole di Sergio De Nardis, economista, su InPiù.net.

«In Europa un inutilizzo di lavoro analogo si riscontra solo in Spagna e Grecia, ma in questi casi la distanza dal tasso di disoccupazione è molto più contenuta, segno che nel nostro paese la misura del grado di debolezza del mercato del lavoro sfugge, più che altrove, alla visione fornita dalle statistiche ufficiali».

«La ripresa in corso incontra dunque un bacino molto ampio di risorse inutilizzate, ereditato dalla stagnazione degli scorsi anni e amplificato dalla crisi della pandemia. Le modeste pressioni salariali (anche lì dove si racconta che non si trovano persone disposte a lavorare) e la leggera accelerazione dell’inflazione (1,3% a giugno, ma solo 0,3% nella componente di fondo) segnalano che il rimbalzo per quanto intenso è lungi dall’eliminare quel gap nell’utilizzo della capacità produttiva che condiziona la crescita italiana da diversi anni» spiega De Nardis. «Siamo dunque in ripresa dopo la botta del Covid, ma ancora ben distanti dalle nostre potenzialità produttive».

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