«Se il Recovery Plan non sarà all’altezza delle ambizioni, il Parlamento non lo sosterrà».
Lo afferma il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli intervistato da Marco Zatterin perLa Stampa.
«Bisogna partire dal rivedere alcune regole della democrazia comunitaria, renderle più snelle ed efficaci per consentire decisioni rapide, senza incartarsi con diritti di veto che bloccano tutto. In questi tre mesi abbiamo ricevuto segnali precisi dai cittadini. È il momento di riprendere l‘idea di una grande conferenza per la Democrazia. La Germania, presidente dell’Ue nel secondo semestre, è favorevole a farlo».
«Occorre – spiega Sassoli – indicare risposte ambiziose per il piano di ricostruzione e per l’orizzonte europeo dei prossimi 10 anni. A partire dall’attribuzione di maggiori competenze all’Ue».
«Quelle sanitarie, ad esempio, così da non farci cogliere impreparati dalle pandemie. Poi c’è necessità di proseguire il lavoro sulla difesa comune. Serve una politica europea sull’immigrazione e mi ha fatto piacere sentire che la cancelliera Merkel auspichi una riflessione su una fiscalità fondata su standard comuni».
«Credo che il Recovery Plan sarà ambizioso anche oltre le aspettative. E auspico che i governi cosiddetti “frugali” si comportino in modo responsabile, anche perché sono paesi che hanno da perdere se il mercato unico non dovesse riprendersi».
«Bastano i 500 miliardi di cui si parla? Roma ne vorrebbe mille» chiede Zatterin.
«Il tema non è la soglia – risponde Sassoli – Anche perché con l’utilizzo dei bond europei le risorse potranno crescere ulteriormente. Il punto è dove mettere questi soldi e per farne cosa. Una sensazione spiacevole che abbiamo a Bruxelles è che alcuni Paesi perdano tempo e non siano concentrati nel definire le priorità. Molti paesi già faticano a programmare le risorse ordinarie, come quelle della politica di coesione. Non vorrei che questa difficoltà a spendere compromettesse l’efficacia del Piano di Rilancio».
«L’Italia? Non basta dire quanti soldi sono disponibili, si deve spiegare a cosa servono e per quali piani. Quanto per le infrastrutture, per la digitalizzazione, per riconvertire l’industria inquinante, per potenziare il modello sociale. Questo sforzo viene chiesto a tutti, anche all’Italia».








