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Angelo Panebianco sul Corriere della Sera: «Europa poco pragmatica, per questo è stata superata sui vaccini da Gb, Usa e Israele»

Angelo Panebianco è intervenuto nel suo editoriale sulle pagine del Corriere della Sera, tessendo un elogio al pragmatismo in era Covid. Così come dimostrato da molti Paesi esteri, che hanno superato l’Ue sul piano vaccinale.

«La ragione principale per cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele hanno lasciato indietro l’Europa continentale, e il distacco non appare al momento colmabile, in tema di vaccinazioni anti-Covid, ha a che fare con una differenza culturale la quale, a sua volta, tracima in ambito politico, amministrativo e giudiziario. Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele sono Paesi “pragmatici”, per i quali ciò che conta più di qualunque altra cosa è il risultato finale. Al contrario, quelli europeo-continentali, sia pure con differenze di grado fra l’uno e l’altro, sono Paesi “giuridici” per i quali il fatto che i soldi pubblici vengano spesi correttamente (dal punto di vista delle procedure in vigore) è cosa più importante del risultato».

Venendo all’Italia, aggiunge, «per tradizione, l’amministrazione italiana, nelle sue principali componenti, è addestrata a seguire correttamente procedure e a considerare la correttezza procedurale più importante del raggiungimento del risultato. È questa la madre di tutte le inefficienze che le vengono tradizionalmente imputate. Si aggiunga il fatto che rispetto alla fiducia fino a prova contraria del pubblico statunitense, britannico o israeliano nei confronti dell’amministrazione, in Italia vige l’atteggiamento opposto, di sfiducia fino a prova contraria».

Una parte ce l’ha avuta anche il populismo diffuso nei nostri confini. «Si consideri anche il diffuso populismo, l’atteggiamento ostile di settori rilevanti dell’opinione pubblica italiana nei confronti delle imprese private. Per molti italiani oggi le peggiori fra le imprese sono proprio quelle farmaceutiche. Ma una cosa è contrastarne, come è giusto, le inadempienze contrattuali. Tutt’altra cosa è negare loro il diritto a guadagnare dalla loro attività. Dietro l’ostilità diffusa per le case farmaceutiche c’è l’idea che se fosse lo Stato ad occuparsi della produzione di vaccini le cose andrebbero per il meglio. Niente di più errato. Ad aggravare i problemi c’è poi il patologico sviluppo della legislazione. Accanto a giuristi responsabili (fortunatamente non pochi) che si interrogano sul ruolo del diritto nel nostro Paese, ci sono anche stuoli di praticoni che procedono ottusamente come rulli compressori e che, ogni giorno, contribuiscono a perpetuare le nostre patologie giuridiche».

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