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[L’intervento esclusivo] Stefano Laporta (Presidente Ispra): «Il grido di allarme che arriva da Catania: bisogna fare presto»

I tragici eventi calamitosi che hanno colpito la Calabria e la Sicilia, i video che ci hanno consegnato una tra le più belle ed importanti città italiane, Catania, sommersa dalla furia dell’acqua che ha travolto uomini e cose, hanno riproposto, ancora una volta all’attenzione pubblica non solo il tema della vulnerabilità del nostro Paese ai fenomeni idrogeologici, ma (e forse) soprattutto  il tema del cambiamento climatico, dell’impatto a volte devastante sulle nostre vite, e della necessità non più prorogabile di affrontare la questione in modo rapido e deciso non per discuterne ancora, né tantomeno per rinviarne l’asticella temporale.

Poche settimane fa, a Milano, i giovani del mondo, riuniti nella Youth for Climate, lo avevano ancora una volta sottolineato, con toni chiari e parole nette, sollecitando l’impegno dei Governi di tutto il mondo.

L’appuntamento della COP 26, in programma a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, è dunque un’occasione da non perdere e  risulta ancora più decisivo, a sei anni dall’accordo di Parigi , per calibrare meglio azioni ed impegni sin qui assunti che, però , a dispetto delle intenzioni e delle parole di tutti, non sembrano essere ancora idonei a dare soluzione al problema; basti pensare che una valutazione attuale delle politiche e degli interventi attuati dopo Parigi ci consegna un stima di  innalzamento della temperatura globale  superiore ai 2.5 gradi, ancora lontani da quel limite di 1,5 gradi centigradi, ritenuto dagli scienziati di tutto il modo il limite invalicabile di surriscaldamento del pianeta.

E quello che abbiamo visto e vissuto poche ore fa ci conferma quanto sia importante e decisivo il ruolo delle città in questa lotta al cambiamento climatico che passa attraverso interventi di programmazione e pianificazione urbanistici in grado di cambiare , sia pure in modo graduale, volto alle nostre città, anche per evitare che gli eventi naturali ne deturpino la loro bellezza artistica, ne pregiudichino le normali attività, ne riducano linfa vitale, producendo lutti e ferite difficili da rimarginare.

Occorre dunque essere non solo più ambiziosi ma forse semplicemente più realisti per considerare la gravità della situazione e la necessita di mettere mano, tutti insieme al problema, senza cercare alibi e rinvii.

Da Milano a Glasgow dunque, attraverso Catania; si leggono notizie sempre più frequenti sulle difficoltà di raggiungere un accordo tra i Paesi che vi prenderanno parte; sono note ed in parte comprensibili le difficoltà di un negoziato e di impegni che avranno fortissime ripercussioni sui modelli economici, produttivi e sociali in tutto il mondo: ma solo se la COP 26  avrà successo potremo forse dire che quelle immagini, quel disastro, quel grido di dolore così acuto che si è levato dal Sud del nostro Paese e da Catania in particolare avranno avuto senso e potranno trasformarsi in un’occasione concreta di ripresa e sviluppo del nostro Paese e dell’intero pianeta.

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