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Sergio Abrignani (Immunologo e membro Cts): «Il vaccino è acqua nel deserto. Per gli anziani non c’è scelta»

«Se sei nel deserto ti bevi anche l’acqua sporca. Gli anziani con più di 70 anni rappresentano il 97% dei morti, dobbiamo proteggerli al più presto, con qualsiasi vaccino disponibile»». Lo afferma Sergio Abrignani, immunologo della Statale di Milano e membro del Comitato tecnico-scientifico intervistato da Niccolò Carratelli per La Stampa, ricorrendo a una metafora per commentare il controverso caso AstraZeneca.

E ora AstraZeneca potrebbe diventare il vaccino degli anziani, mentre era partito come vaccino dei giovani… «Sì, ma le decisioni vengono prese sulla base delle informazioni che si hanno in un preciso momento. Quando è arrivata l’autorizzazione per AstraZeneca, prima in Gran Bretagna e poi nell’Unione europea, i dati mostravano un’efficacia certa fino a 65anni. Poi, con ulteriori dati, si è andati anche oltre i 65. A un certo punto sono comparsi questi casi di trombosi, solo in soggetti giovani, e lo scenario è cambiato. Si è generata confusione, ma è stato seguito lo sviluppo dei dati».

Quindi AstraZeneca va dato solo a chi ha più di 60 anni, come deciso in Germania? «Questo lo deciderà l’Ema nelle prossime ore, io credo che arriverà un’indicazione di questo tipo e che sia ragionevole, visto che Paesi autorevoli come Francia e Germania si sono già mossi in questo senso».

«È un modo per evidenziare un rischio, seppure molto raro: parliamo di 15-20 casi di trombosi in Europa su 10 milioni di vaccinati, un evento avverso ogni 500 mila iniezioni, sempre sotto i 65 anni. La verità è che sono cose imprevedibili, che puoi riscontrare solo con la campagna di massa, somministrando il vaccino a decine di milioni di persone, non nelle fasi di sperimentazione».

È una spiegazione sufficiente per rassicurare chi deve vaccinarsi con AstraZeneca? In tanti stanno rinunciando… «Reazione comprensibile, sicuramente serve una comunicazione chiara per aiutare la valutazione tra rischi e benefici della vaccinazione. Non dobbiamo puntare l’attenzione sui rari casi di trombosi invece di spiegare bene, soprattutto agli anziani, che l’alternativa al vaccino può essere la morte. Basta guardare in Gran Bretagna, hanno vaccinato più con AstraZeneca che con Pfizer, la protezione è la stessa: a gennaio avevano 1200 morti al giorno, ora 40. Chi è più vulnerabile deve proteggersi, con qualsiasi vaccino disponibile. È un farmaco salvavita, non è una caramella».

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