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Sauro Rossi, Segretario Confederale CISL: “Si può sia tutelare i lavoratori che garantire l’efficienza delle imprese, ma serve anche l’aiuto delle istituzioni”

Sauro Rossi, Segretario Confederale Cisl, è intervenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia il 29 e 30 novembre 2024 a Bologna.

Ecco un estratto del suo intervento al panel centrato sul tema “La tutela del lavoro tra comportamenti eticamente responsabili ed efficienza delle attività imprenditoriali“, moderato dal giornalista Luca Telese.

“È opportuno ragionare su come cambiare alcune regole del mercato del lavoro perché i mercati del lavoro sono attraversati da processi così profondi e così veloci che inducono poi a dover riattrezzare anche le norme attraverso le quali noi combiniamo efficienza produttiva con tutela di lavoratrici e lavoratori.

C’è un dato che oggi già ci presenta una divaricazione tra la caratterizzazione che si conosce tra gli addetti ai lavori e le aspettative delle nuove generazioni che sempre più ricerche ci mettono in evidenza non danno grande importanza alle retribuzioni ma alla possibilità di conciliare il lavoro con i tempi di vita. Il camionista, per esempio, è poco conciliabile soprattutto perché si stanno da tempo affermando modelli organizzativi che trasferiscono questo tipo di funzione su strutture organizzative che sono in alcuni casi più deteriori delle cosiddette cooperative spurie che si danno una struttura organizzativa che abbondantemente si allontana dal rispetto delle regole contrattuali, per esempio sui riposi che devono caratterizzare una figura come quella del camionista dentro la regola generale delle 11 ore di riposo continuativo con cui ogni lavoratore in Italia deve poter contare.

Perché? Perché sempre più spesso i nostri uffici vertenze a livello sindacale intercettano situazioni dove i camionisti per esempio non godono della combinazione della guida perché si preferisce pagare meglio un singolo lavoratore costringendolo a nastri orari probanti piuttosto che combinare la giusta misura che è quella di condividere tra due lavoratori tratte anche lunghe che consentono però di rispettare per esempio criteri minimi di sicurezza sul lavoro.

Allora se partiamo da questi presupposti, ci sono degli aspetti che vanno riordinati dentro un maggior quadro di coerenza rispetto agli intenti perché se “Sauro Rossi” viene impegnato per più di 36 mesi in un’attività che è concepita come temporanea proprio perché utilizzo il tempo determinato, perché ho bisogno di vederla misurata rispetto alle esigenze temporanee e dal trentasettesimo mese ancora penso di avvalermi di Sauro Rossi, lì sto ancora forzando il modello organizzativo e sto utilizzando un contratto tempo determinato in maniera impropria per coprire un posto che ha tendenzialmente necessità di essere coperto attraverso un tempo indeterminato.

Questi sono aspetti che nei vari contesti lavorativi vanno esaminati perché la flessibilità ha un senso se è agganciata a dei propositi di coerenza nella combinazione di quelle che sono le esigenze di efficientamento produttivo con quelle però di combinazione delle regole che sono improntate alla tutela dei lavoratori e nella dignità del lavoro ci sta anche il fatto che non ci può essere un uso improprio delle flessibilizzazioni per tenere sotto pressione lavoratrici e lavoratori per tempi troppo lunghi rispetto alle esigenze reali.

Bisogna che ci apriamo a questo tipo di disponibilità come organizzazioni sindacali, bisogna sapere, noi come CISL siamo interpreti del tempo, sull’idea di favorire però una combinazione forte di orientamento legata alla convergenza di interessi perché la tutela del lavoro e l’efficientamento organizzativo non sono antinomici, non sono in contraddizione.

C’è una proposta di legge che contempla tra le quattro cornici partecipative di cui la proposta di legge si fa interprete proprio quella funzionale a raccogliere elementi che appoggiandoci sul sapere, le competenze di chi già opera all’interno dei luoghi di lavoro si possa giocare la sfida della produttività che è la sfida essenziale per un paese come il nostro che ahimè da quasi 30 anni lavora su livelli di produttività che sono schiacciati su scala europea e ci fanno perdere competitività.

Perciò se c’è un’emergenza da cui partire sotto questo profilo è sì la regolazione anche delle flessibilità contrattuali ma la capacità delle imprese di diventare realtà dove non ci si limita alla combinazione dei fattori della produzione ma si fa del lavoro il fattore prevalente e attraverso la partecipazione si valorizzano le persone e le si porta ad acquisire quella responsabilizzazione che il nostro articolo 4 della Costituzione pone alla base della sfida per ogni realtà produttiva quando dice che bisogna che per le persone si possa esercitare il diritto al lavoro e che attraverso il lavoro sentano loro il dovere di partecipare alla crescita materiale e spirituale del paese.

Ecco questa è una bella sfida per organizzazioni sindacali e sistema delle imprese se poi le istituzioni aiutano questi processi perché si aprono a un’interlocuzione in questo caso trilaterale allora degli spazi di ottimismo si possono aprire anche se presuppongono un coraggio che ancora si presenta in maniera poco convincente per gestire e governare quelle transizioni che ci stanno condizionando in maniera molto rilevante”.

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