Paolo De Castro, Presidente Nomisma Spa, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.
Il suo intervento si è tenuto nel panel “Made in Italy, prodotti dell’agricoltura e tutela della salute”, moderato dal giornalista Andrea Pancani.
Ecco l’intervento estratto dalla sua partecipazione all’evento.
La protesta degli agricoltori e la riforma della Politica Agricola Comune
«Il 18 dicembre ci sarà una grande manifestazione a Bruxelles perché c’è un grande malessere.
Dobbiamo dire che con una battuta se l’è un po’ voluta Ursula von der Leyen, perché dopo aver presentato una proposta di bilancio pluriennale a luglio che aveva fatto veramente arrabbiare tutti, non solo gli agricoltori ma anche tutte le regioni europee, il punto più negativo è stato il taglio della PAC del 25% e la creazione di un fondo unico».
«In sostanza si dice agli Stati membri: questo tesoretto gestitevelo voi, fatevi allocare le risorse come meglio credete.
Questo aveva fatto arrabbiare molto gli agricoltori, anche perché pochi giorni prima il Parlamento europeo aveva detto no a questa idea del fondo unico».
Fondo unico e rinazionalizzazione delle politiche
«Ci si aspettava un segnale positivo dalla Commissione.
Invece cosa succede? Da una parte fa un passo avanti e dice che almeno il 10% del fondo unico deve andare alle politiche rurali, ma poi fa due passi indietro e dice che quei soldi non devono andare agli agricoltori».
«Allora, se proprio li vogliamo far arrabbiare, ci sono riusciti.
Noi non vogliamo rinazionalizzare le politiche, non vogliamo restituire la palla agli Stati membri.
Una cosa è la flessibilità, un’altra cosa è la rinazionalizzazione».
Accordi commerciali e Mercosur
«Nessuno mette in discussione l’importanza degli accordi commerciali.
Se vogliamo arrivare e superare i 70 miliardi di export, dobbiamo continuare a lavorare sui mercati di sbocco».
«Il problema è che non possiamo mettere il settore agroalimentare alle porte, facendogli pagare il prezzo di accordi dove gli standard di produzione sono significativamente diversi da quelli europei».
Il tema della reciprocità delle regole
«Se noi abbiamo ridotto del 50% i principi attivi della chimica, se abbiamo quasi eliminato gli antibiotici in alcune filiere animali,
e poi importiamo prodotti da Paesi che queste regole non le hanno, è evidente che il tema della reciprocità non può essere solo una bandiera».
«Il commissario Šefčovič ha parlato di una clausola di salvaguardia automatica,
ma permettetemi di essere scettico: la stragrande maggioranza delle merci entra dal porto di Rotterdam,
dove transitano decine di migliaia di container al giorno e i controlli sono inferiori al 2%».
Il peso strategico dell’agroalimentare
«Alle volte si banalizza questo settore, ma l’agroalimentare è il primo settore manifatturiero in Europa,
primo per valore aggiunto, primo per occupazione, primo per export».
«Non c’è tessile, non c’è auto, non c’è meccanica che tenga:
l’agroalimentare porta in Europa oltre 200 miliardi di euro di export ogni anno».
DOP, territori e ruolo dell’Europa
«Diciamo anche qualche parola buona sull’Europa:
è stata l’Europa a inventare le denominazioni d’origine».
«Grazie alle DOP oggi il latte viene pagato significativamente di più rispetto ad altri Paesi
e stanno nascendo nuovi allevamenti nelle montagne e nelle colline,
con un ruolo fondamentale anche nella gestione del territorio e della sicurezza idraulica».
Conclusione
«Capite perché c’è questa arrabbiatura.
Non è una difesa corporativa, è la mancata consapevolezza di quanto questo settore sia centrale
per la tenuta economica e sociale del nostro Paese e dell’Europa».








