Sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo si occupa del presente e del futuro di Milano, prendendo spunto dall’articolo “bellissimo” di Ferruccio de Bortoli su Sette intitolato “Milano ti amo ma non mi piaci più”.
“Milano, si dice da sempre, è la nostra New York”, commenta Cazzullo.
“Il problema è che sta diventando come New York anche nel senso che vi si vive a rotazione. Il che è tipico della cultura americana, meno della nostra. Negli Stati Uniti quasi nessuno nasce, vive e invecchia nello stesso posto. New York, in particolare Manhattan, è una città in cui si arriva, ci si forma, spesso ci si arricchisce, per poi lasciarla verso luoghi dove i ritmi, i prezzi, il peso fiscale sono più bassi (e le temperature più alte).
Sta accadendo lo stesso anche a Milano, che attrae e nello stesso tempo logora, esaurisce, espelle. Intendiamoci: Milano resta una città necessaria. L’unica metropoli italiana. Gli altri due vertici dell’antico triangolo industriale, Torino e Genova, non ne hanno retto il passo, infatti diventano città rifugio per chi, grazie anche al lavoro a distanza e ai treni veloci, vi prende casa pur continuando a gravitare su Milano.
Nessuna città in Europa ha saputo riconvertire il proprio modello produttivo in tempi tanto rapidi. La cintura industriale — la Breda, la Siemens, l’Alfa, la Pirelli, la Marelli, la Falck… — si è trasformata nel motore di una nuova economia, incentrata sulla ricerca, la conoscenza, la farmaceutica, l’energia. Nessuna città italiana ha un sistema di trasporti europeo, otto università, poli sanitari d’eccellenza, oltre ovviamente alle case editrici, alla moda, alla finanza. Tuttavia, Milano non può essere solo una città per ricchi”.
Ma “quello che più offende” — continua Cazzullo — “è il degrado dei rapporti umani. E l’insicurezza, più che dalla presenza di delinquenti, nasce dalla sensazione di impunità”.
“Le soluzioni possono essere molte”, ma prima di tutto “c’è una mentalità da ritrovare, una civiltà dei rapporti, un calore delle relazioni umane, una cultura del vivere insieme, un bilanciamento tra gli interessi privati e quelli pubblici”.








