L’esilio di Dante raccontato tramite Giotto e Cimabue a Ravenna. Così è formata la mostra “Le Arti al tempo dell’esilio”, organizzata dal MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna, che racconta il lungo peregrinare del Sommo Poeta attraverso le opere d’arte più significative che ebbe modo di conoscere e vedere e che tanto influirono nel suo immaginario visivo per la scrittura della Commedia.
Tramite quei dipinti viene formato un percorso narrativo che ripercorre le tappe del suo esilio, iniziato nel 1302 lasciando la sua città natìa, Firenze, attraversando l’Italia tra Roma, Arezzo, Verona, Padova, Bologna, Lucca, Pisa e giungendo nel 1321 a Ravenna, suo “ultimo rifugio”. Per la realizzazione della mostra, fondamentali sono stati i prestiti, provenienti da prestigiosi musei internazionali includono alcuni dei maggiori nomi dell’arte italiana conosciuti da Dante come Cimabue, documentato in mostra dalla Madonna di Castelfiorentino dal Museo di Santa Verdiana a Castelfiorentino e dal Tabernacolo in cui sono ritratti i Santi Crisante e Abbondio proveniente dal Museo civico di Gubbio, e Giotto, suo allievo, testimoniato da fondamentali opere come Il Polittico di Badia dalle Gallerie degli Uffizi e la Madonna di San Giorgio alla Costa proveniente dal Museo Diocesano di Firenze.
Sempre dagli Uffizi è arrivato un altro capolavoro, il “San Francesco riceve le Stimmate” del Maestro della Croce 434, oltre alle testimonianze della scultura trecentesca, con le opere di Arnolfo di Cambio, provenienti dalle Gallerie dell’Umbria e dalla Fabbrica di San Pietro in Vaticano, che raccontano gli anni del papato di Bonifacio VIII, continuando con gli splendidi elementi della cintura di manifattura orafa veneta e gli elementi del copricapo di Cangrande I della Scala, provenienti dai Musei civici di Verona, fino alle sculture di Nicola e Giovanni Pisano, provenienti dal Museo Nazionale di San Matteo di Pisa e dalla Galleria Nazionale della Liguria a Genova.
Senza dimenticare gli anni ravennati con il Maestro del Coro degli Scrovegni, dalle collezioni del MAR, Giuliano da Rimini dal Museo della città di Rimini e la Madonna in Trono con Bambino proveniente dal Museo del Louvre, che lo studioso Corrado Ricci ritenne essere la scultura che vegliava sopra la prima sepoltura di Dante e che per la prima volta, dopo 160 anni torna nella sua Ravenna. Chiude il percorso la Mariegola della Scuola di Santa Maria e San Francesco dei Mercanti ai Frari del Minatore veneziano dalla Fondazione Cini di Venezia.
Un’emozione, quella della città di Ravenna, manifestata anche dal sindaco, Michele de Pascale. «Pensare che i nostri meravigliosi mosaici bizantini abbiano influenzato ed ispirato Dante nello scrivere gli ultimi canti del Paradiso ci suscita una grande emozione e un grande orgoglio. A partire da questa riflessione abbiamo voluto ripercorrere idealmente il viaggio dell’esilio del Poeta attraverso le opere d’arte che può aver visto con i suoi occhi nelle diverse città. Il nostro patrimonio musivo e le opere che vedrete in questa mostra, a Ravenna grazie a prestigiosi prestiti da tutta Europa, sono espressioni di immensa bellezza senza tempo estetica e morale, e straordinarie fonti dell’ispirazione dantesca che hanno alimentato la grandezza della Commedia e di tutta la produzione del Sommo Poeta».
Ad esprimersi anche il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, che ha contribuito con molti prestiti alla creazione di questa mostra. «Con due prestiti importantissimi, le Stimmate di San Francesco del Maestro della Croce 434, una delle opere più iconiche del francescanesimo e dell’arte medievale in generale, e del Polittico di Badia di Giotto di Bondone, le Gallerie degli Uffizi contribuiscono in maniera determinante a questa rassegna straordinaria sulla rivoluzione delle arti visive al tempo di Dante. Non solo. Questa esposizione affianca il prestito annuale di opere a tema dantesco dalle Gallerie degli Uffizi a Ravenna, istituito proprio in occasione del settecentenario dantesco».
La mostra è già visitabile dall’8 maggio e lo sarà ancora fino al 4 luglio, presso la chiesa di San Romualdo a Ravenna. A curare l’esposizione è Massimo Medica, grazie al prezioso contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, della Camera di Commercio di Ravenna e della Regione Emilia-Romagna, oltre al patrocinio del Comitato Nazionale del Ministero della Cultura per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e dalla Società Dantesca italiana.








