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Massimo Sessa, Commissario Straordinario per gli Stadi: “Gli stadi moderni migliorano le città e la convivenza sociale”

Massimo Sessa, Commissario Straordinario per gli Stadi e Presidente Consiglio Superiore Lavori Pubblici, ha partecipato agli Stati Generali della Ripartenza 2025 “Insieme per far crescere l’Italia”, organizzati a Bologna dal 27 al 29 novembre 2025 dall’Osservatorio economico e sociale “Riparte l’Italia”.

Il suo intervento si è tenuto nel panel “Le infrastrutture sportive“, moderato dal giornalista Gianni Trovati.

Ecco l’intervista rilasciata prima di partecipare all’evento.

Oggi abbiamo parlato di infrastrutture sportive, quindi a che punto stanno in Italia, ci sono anche degli appuntamenti importanti a partire da Milano-Cortina ma poi anche l’Europa del 2032, ecco qual è la situazione?

Allora, la situazione nel settore, come possiamo dire, più mediamente attenzionato che è il calcio è il mondo degli stadi. Studiando un po’ questo mondo e andando in confronto con gli altri Paesi vediamo che stadi nuovi producono per le società di calcio ma anche per il territorio un grande miglioramento. Sono eventi di aggregazione, sono eventi che non sono soltanto il giorno della partita ma in un approccio molto anglosassone e anche americano ti accorgi che questi stadi diventano un momento di aggregazione.

L’uomo è un animale sociale e quello che poi ho notato è che questi stadi nuovi UEFA sono stadi in cui non c’è una grande separazione. Questo che cosa vuol dire? Che inducono anche nelle condotte delle persone non quell’approccio di confronto come spesso capita in alcuni derby, ma apportano a un miglioramento di condotta sociale, di convivenza, di un momento bello di stare insieme ma che non diventi poi un momento di scontro, di feriti e di quant’altro. E il luogo, come diceva Le Corbusier, modifica anche i comportamenti delle persone.

Gli Europei 2032 sono un’occasione per l’Italia di aggiornare stadi che sono stati fatti nel ’90 e che ormai non sono più adeguati a standard o quantomeno faticano ad esserlo. È un’occasione che non dobbiamo perdere per rivedere anche un po’ le nostre città. Concludo che, come spesso dico, noi non ci siamo inventati nulla.

Se noi pensiamo al Colosseo, già duemila anni fa gli antichi romani avevano capito questo momento in cui c’è bisogno che la gente si ritrova. Lì ovviamente era un ritrovarsi con tanta violenza, l’uomo si è evoluto ed è un ritrovarsi in un momento bello in cui anche le famiglie possono stare. Noi dobbiamo pensare a questo tipo di proiezione della società.

La parola d’ordine è insieme. Nessuno può raggiungere un obiettivo così importante da solo. Istituzioni, imprese, società civile, tutti dobbiamo remare verso lo stesso obiettivo.

Per mantenere questo tenore di vita, questa società, questa cultura con i valori che comporta, dobbiamo cercare di fare tutte queste cose rapidamente insieme. Perché la rapidità del cambiamento è talmente accelerata che se non siamo organizzati corriamo il rischio che questo tipo di modello sociale in qualche modo si perda. Siccome da duemila anni noi l’Occidente abbiamo dato riferimento a tutto il mondo, sarebbe veramente un peccato che questo riferimento si perda.

Gli Stati Generali della Ripartenza sono un modello proprio per il dialogo, perché serve dialogare con tutti anche su posizioni differenti ma comunque con un’apertura, e questo vale anche per il mondo delle infrastrutture sportive.

Come ho detto prima io vengo sempre molto volentieri perché sono dei panel interdisciplinari, articolati, di confronto e avere un pensatoio e pensare, diceva il mio professore di macchina quando studiavo ingegneria, sono pochi i momenti in cui noi pensiamo.

Avere un pensatoio di confronto è una cosa importante perché, come dico sempre, noi dobbiamo capire dove stiamo, soltanto capendo dove stiamo possiamo pensare di prendere una direzione. E come anche il logo di questo grande incontro, avere la freccia dà il senso di avere una direzione. E ringrazio sempre il presidente Balestra di questa possibilità.

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