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Franco Locatelli (presidente Consiglio superiore di sanità): «Mortalità infantile: va modificato il criterio di validità e sostenibilità del sistema di assistenza»

In una intervista al Mattino, Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts, commenta i dati choc emersi dal Report della Società italiana di Pediatria sulla mortalità infantile e neonatale nelle regioni del Mezzogiorno. «Un dato per la verità non nuovo ma oggi assolutamente inaccettabile» afferma Locatelli, che è direttore del dipartimento di oncoematologia del Bambin Gesù, ordinario di Pediatria alla Sapienza.

«Le cause possono essere molteplici, ma preoccupa molto il dato della migrazione da Sud a Nord per ottenere una risposta soddisfacente, in termini di assistenza, anche in caso di prestazioni sanitarie del tutto ordinarie. Capirei tali spostamenti in relazione a trattamenti complessi come i trapianti d’organo o le terapie geniche, ma non sempre si tratta di questo. Ed è chiaro che tale eccesso migratorio-assistenziale produce anche degli effetti negativi sulla sostenibilità finanziaria del nostro sistema sanitario pubblico».

Certo, fa impressione leggere nel rapporto che a parità di standard assistenziali tra Nord e Sud si sarebbero potuti salvare almeno 200 bambini.

«Va modificato il criterio di verifica sulla validità e la sostenibilità del nostro sistema di assistenza, il paradigma dell’efficienza non può e non deve essere basato unicamente sul criterio di contenimento della spesa e di mantenimento dei parametri di budget. Le verifiche di efficacia ed efficienza vanno fatte essenzialmente sulla capacità del nostro sistema sanitario di dare risposte alle reali esigenze di salute».

«E quindi va bene tener presenti i criteri di controllo della spesa ma prima di tutto va validata l’adeguatezza della risposta sanitaria e la capacità di venire incontro alle esigenze del malato e i manager non devono avere solo l’obiettivo di ridurre i costi. Vanno tagliati gli sprechi ma la valutazione sul loro operato va fatta soprattutto in termini di capacità di risposta al bisogno di salute, chi ha la responsabilità politica delle scelte dei manager e della dirigenza medica deve comprendere che il criterio di selezione va unicamente basato sulle comprovate capacità, competenze e profili di assoluta affidabilità delle figure di vertice».

«C’è poi anche un altro elemento a mio giudizio importante da tener presente, quello di trattenere presso le strutture assistenziali, ospedaliere, sanitarie del Mezzogiorno, le risorse migliori: colleghi di preparazione eccellente, formati al Sud ma poi non assorbiti nella rete dell’assistenza. Ormai al Paese si impone una riflessione socio-politica non più rinviabile sul modello assistenziale che deve essere omogeneo in ogni regione. I direttori generali delle As1 e delle aziende ospedaliere devono capire che non può essere la politica ma esclusivamente la competenza il criterio di selezione».

In tal senso, «certamente il Pnrr rappresenta un’occasione irripetibile, grazie alla disponibilità di risorse finanziarie e alla ricchezza di progetti di implementazione specifici, per abbattere tali marcate differenze territoriali. L’obiettivo è convogliare tutti gli sforzi per garantire uno standard assistenziale soddisfacente nel Mezzogiorno anche per quella che viene genericamente definita assistenza ospedaliera a bassa intensità». 

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