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Lo spettro della disgregazione e l’appello all’unità per l’Occidente in pericolo | L’analisi di Stefano Folli

“Sappiamo che dagli albori della Repubblica il capo dello Stato è titolare di una sorta di “diritto di supervisione” per quanto riguarda la politica estera. Sergio Mattarella non è da meno; anzi, complice la gravità della crisi internazionale e l’atmosfera di guerra in cui l’Europa vive dal 2022, il presidente usa toni severi per denunciare lo stato delle cose e indurre la coalizione di governo e quella d’opposizione a non commettere errori irreparabili.”

“Sotto questo profilo, il discorso agli ambasciatori è stato forse il più duro mai pronunciato da Mattarella, segno di una preoccupazione crescente di fronte a uno scenario drammatico come non mai. Il senso coincide con una difesa senza riserve della funzione diplomatica in un mondo lacerato dalle tensioni. Ma lo sfondo parla di un occidente messo quotidianamente a rischio da chi pretende di modificare i confini con la forza, vale a dire con le armi. La Russia di Putin, in una parola.”

“Il campo occidentale, con la sua storia e i suoi valori, è sotto attacco e non è nemmeno protetto a sufficienza — se ne deduce — da chi avrebbe il dovere di farlo, ossia il sistema delle alleanze il cui perno sono ancora gli Stati Uniti. Ma ovviamente la Russia è indicata ancora una volta come la grande destabilizzatrice dell’ordine mondiale. L’Ucraina, certo, come prima vittima.”

“Eppure, se si denuncia la possibile disgregazione del campo occidentale, vuol dire che le inquietudini vanno oltre il destino di Kiev. Esiste la consapevolezza di quello che sta accadendo e ancora potrebbe succedere nei prossimi anni? Questo è l’interrogativo che Mattarella pone.”

“E qui il discorso sembra rivolgersi soprattutto all’interno: alle forze di maggioranza e a quelle di opposizione. Tutte hanno il dovere comune di provvedere alla sicurezza nazionale. Ed è un obiettivo che non può essere raggiunto se non all’interno dell’Unione.”

“Compito di una classe dirigente responsabile può essere solo uno: contribuire in modo solidale alla definizione di una politica estera insieme nazionale ed europea. Dunque” – conclude – “l’Italia da sola non può molto, ma può contribuire in forme decisive a rendere meno debole l’Unione sulla scena internazionale.”

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