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Liana Orfei: «Siamo stati invisibili per mesi, dobbiamo ringraziare la società civile, il pubblico e la Caritas»

“Siamo stati per mesi dimenticati, eravamo un popolo invisibile. Nessun aiuto, nessun sostegno, nessun riconoscimento. Visibili solo per pagare le tasse. Finalmente lo Stato ha aperto gli occhi”. E’ quanto ha confessato Liana Orfei, tra le rappresentanti più illustri di una famiglia che, per generazioni, ha dato lustro al circo italiano non soltanto nel nostro Paese, prima di recarsi all’ospedale Gemelli di Roma per il vaccino. E ha aggiunto: “dobbiamo ringraziare la società civile, il nostro pubblico e anche la Caritas. Hanno portato cibo e solidarietà concreta, non solo agli artisti, ma anche agli animali. Se non fosse stato per loro sarebbe stato il periodo più buio di tutta la sua storia del circo. E’ stato un atto d’amore da parte del pubblico nei nostri confronti”

Liana Orfei ha ribadito di “avere assoluta fiducia nella grande famiglia del circo. Con i miei genitori, dopo la guerra, e poi con i miei fratelli abbiamo creato i più grandi spettacoli che si siano mai visti al mondo – ha ricordato – Portavano la firma di Federico Fellini, Danilo Donati. Con o senza aiuto sono convinta che il circo saprà come ritornare alla vita. Siamo un popolo orgoglioso con una grande dignità. Lo ripeto, senza pietire, senza chiedere elemosine ricominceremo”.

“Continuo a trovare assurdo e ingiustificato il fatto che alcuni municipi italiani non abbiano accolto le famiglie del circo, chiedendo soldi per l’affitto del suolo pubblico. Avevano bisogno anche di acqua, luce, elettricità. Roma, purtroppo, non si è distinta tra le città dell’accoglienza”

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