Anche con un eventuale ritorno anticipato al Patto di stabilità, l’Italia dovrebbe cavarsela, almeno per il primo anno, «senza troppe difficoltà di bilancio». Lo sostiene Stefano Lepri che, però, si chiede anche cosa succederà dopo questo periodo in cui saranno ancora “sostenibili” queste politiche di ristrettezza. «Quando nella nuova legislatura avremo di nuovo un governo a maggioranza politica, come potrebbero condizionarlo i nuovi vincoli usciti dal negoziato dei prossimi mesi?».
«La sfiducia di molti altri Paesi nell’Italia, eredità della crisi del 2011, rischia di aggravarsi. Per fortuna anche all’estero si sta cominciando a capire che il comportamento effettivo del governo Draghi è cosa diversa dalla somma delle intemperanze espresse dai partiti che lo votano. Non siamo soli in realtà».
«La partita» sottolinea Lepri «va giocata ragionando insieme su tutto quello che è avvenuto dopo il 2012 quando fu concordato il severissimo Patto oggi sospeso. Nella risoluzione approvata dai deputati europei due mesi fa, con i voti dei raggruppamenti maggiori si legge che «nel contesto attuale» tornare alle regole del 2012 «comporterebbe una eccessiva velocità di riduzione del debito, che potrebbe mettere a rischio il percorso di ripresa delle economie».
«Ugualmente, tuttavia, l’Italia si può mettere nei guai, irritando gli altri Paesi, se darà l’impressione di rifiutare ogni regola. Dentro un’area con una unica moneta, gli errori di un Paese danneggiano anche gli altri. Nel novembre 2011, la possibile bancarotta dello Stato italiano faceva temere un disastro su scala continentale. Anche assumendo un punto di vista solo nazionale, la presenza di regole europee è un freno contro la cattiva politica che per fare regali agli elettori oggi ci accolla più tasse domani».
«Le regole ci vogliono. Quelle del 2012 sono superate perché nel tentativo di renderle meno “stupide” (cioè poco adattabili agli andamenti dell’economia) sono state costruite in modo maldestro. Sarà difficile trovare un accordo sul radicale mutamento (regola della spesa) suggerito dagli esperti, che i deputati europei appoggiano. Si discuterà sull’esenzione degli investimenti “verdi”, che però sarà arduo circoscrivere. L’Italia deve chiarirsi le idee su quale soluzione preferisce».
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