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Le critiche del Mef (e di Bruxelles) sulla newco di Alitalia

Oltre al diktat di Bruxelles, inviato al commissario Giuseppe Leogrande, per organizzare l’asta europea sugli asset, adesso anche il Tesoro, nonostante debba gestire l’ordinaria amministrazione in attesa del nuovo governo, sollecita Ita a rivedere la struttura della nuova compagnia.

Secondo Il Messaggero, il Mef avrebbe deciso che avrebbe svolto una riunione fra alcuni uomini del Tesoro, i suoi advisor e i consulenti di Ita per un confronto sulla bozza di piano della nuova compagnia già sotto la lente della Ue. Tre sono i punti di attenzione per i quali si è convenuto una riscrittura di alcune parti: una maggiore discontinuità fra Alitalia e Ita, punto focale sulla quale gli uffici di Margrethe Vestager hanno avuto da ridire, tra le 90 criticità rilevate nelle scorse settimane. Poi il piano industriale che definisce il perimetro, piano considerato ambizioso soprattutto alla luce dei ritardi del commissario e della crisi del mercato, per quanto concerne il lungo raggio, e di conseguenza gli obiettivi economico-finanziari. 

Nel frattempo sono ancora scintille con i sindacati. I tempi prolungati per la newco, oltre ai rischi del mercato e ai soldi che ogni mese Alitalia brucia. C’è il rischio concreto che a fine mese gli 11 mila dipendenti Alitalia restino senza stipendio, seguendo l’appello del commissario Leogrande, chiedendo altri 200 milioni di euro di aiuti pubblici. La risposta è ancora in forse. Probabilmente, spiegano dal Mise, la nuova iniezione di liquidità potrebbe essere autorizzata con un decreto ad hoc da inserire in extremis. Un problema, perché sarà complicato spiegare questa nuova operazione a Bruxelles, che ha già messo nel mirino i 150 milioni già ricevuti fino ad oggi, oltre ai numerosi prestiti-ponte concessi in questi anni.

Attesa dunque sul nuovo atteggiamento che avrà il nuovo governo Draghi. Non si può minimizzare il rischio bomba-sociale, come stigmatizzato dai sindacati, ma si deve correre ai ripari rapidamente, per poi risolvere la questione in maniera definitiva. Vietato ritardare il decollo di Ita, visto l’andamento della pandemia. Al 2025, secondo il piano, i ricavi si sarebbero dovuti assestare su 3,4 miliardi, e l’ebit a 238 milioni da realizzare attraverso 83 aerei di nuova generazione su 110, per coprire 93 rotte e impiegare 9.500 dipendenti. La partenza, prevista per aprile e già da rinviare, prevede invece 52 aerei, di cui il 17% da destinare per il lungo raggio.

Più il tempo passerà, più la flotta si dovrà necessariamente ridimensionare, insieme ai dipendenti. A meno che Ita non si rivolga ad altri per ottenere aerei ed equipaggi. Di certo approfittare della stagione estiva per il lancio appare ormai quasi un sogno. 

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