A lanciare l’allarme è l’ International Energy Agency (Iea) stima che il fenomeno del surriscaldamento globale in atto abbia già raggiunto un livello medio pari a circa 1 C rispetto all’eta’ pre-industriale, con circa il 67% delle emissioni di Ghg provenienti dal settore energetico; oltre la meta’ di queste emissioni e’ causata dalla combustione di petrolio e gas.
LE CONSIDERAZIONI DELLA IEA
Per mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 C, gli Accordi di Parigi del 2015 prevedono che, rispetto a oggi, le emissioni del comparto energetico si riducano almeno del 50% entro il 2040, di 2/3 entro il 2050, per azzerarsi nel 2070. La transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili ed ecocompatibili è un processo iniziato ormai da alcuni anni che coinvolge in modo crescente tutti gli attori. Proprio nel momento in cui maggiore appariva lo sforzo della comunità internazionale per tentare di accelerare il processo di transizione energetica, e’ esplosa una crisi globale tremenda e senza precedenti, dovuta all’impatto della pandemia Covid-19 sul contesto economico ed energetico che rischia di comprimere le risorse altrimenti dedicate alla lotta al cambiamento climatico.
LA DENUNCIA DI FAITH BIROL, DIRETTORE ESECUTIVO IEA
Già a marzo aveva parlato di alcuni possibili effetti dell’emergenza coronavirus sui processi di transizione energetica, appellandosi ai governi e alle istituzioni internazionali, che guidano direttamente o indirettamente oltre il 70% degli investimenti energetici globali, perchè rafforzino il sostegno al processo di transizione verso un’energia diffusa ed ecosostenibile. Un ruolo fondamentale viene naturalmente svolto dalle società dell’oil & gas.
EFFETTO CONGIUNTO PANDEMIA/ECONOMIA
L’effetto congiunto della crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia Covid-19 da un lato, e, dall’altro, del crollo del prezzo del petrolio legato alla guerra dei prezzi tra Russia, Stati Uniti e Arabia Saudita, prezzi per la prima volta nella storia andati in negativo, potrebbe rallentare, se non compromettere, i processi di trasformazione da Big Oil a Big Energy, inducendo i principali player a ridurre le risorse dedicate alla transizione energetica, sotto il profilo sia dell’efficientamento energetico, sia della decarbonizzazione sia, infine, della ricerca e sviluppo di nuove tecnologie di produzione di energia pulita. La tutela delle legittime aspettative degli shareholder, l’ineluttabilità di severe politiche di contenimento dei costi, la responsabilità sociale verso dipendenti e stakeholder, il perseguimento di obiettivi di sostenibilità ambientale, lo sviluppo di nuove tecnologie green sembrano oggi esigenze inconciliabili e impongono alle IMPRESE scelte coraggiose ed equilibrate.
LA POSIZIONI ITALIANA DI ENI
La più grande azienda italiana e una delle major del settore Oil & Gas a livello mondiale, ha mantenuto ferma la propria strategia di transizione. Claudio Descalzi, riconfermato come ceo di Eni dall’assemblea degli azionisti lo scorso 13 maggio, ha infatti annunciato che, nonostante l’inevitabile revisione del piano industriale del 2020 e, in parte, del 2021, “continueremo a perseguire con fermezza la strategia di lungo termine che abbiamo disegnato coniugando la sostenibilità economica con quella ambientale, per costruire una nuova Eni, in grado di crescere nella transizione energetica fornendo energia in maniera redditizia e, al contempo, ottenendo un’importante riduzione dell’impronta carbonica”.








