Andando oltre la sua genericità, commenta a sua volta su Il Messaggero Romano Prodi, il comunicato finale della Casa Bianca offre comunque alcuni interessanti elementi di riflessione.
Il suo testo parla infatti di un conflitto che non avrebbe mai dovuto cominciare e che avrebbe dovuto finire molto tempo fa, in uno spirito di sincera amicizia e di negoziati condotti in buona fede. Nessuna allusione a come è cominciata la guerra e nessun accenno all’“aggressione”, il vero motivo che ha spinto molti paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, ad aiutare la resistenza ucraina.
È inoltre doveroso prendere atto del grande vantaggio che ne ha riportato Putin. Il colloquio telefonico ha posto fine al lungo isolamento in cui l’Occidente lo aveva confinato da quando era cominciata la guerra, rendendolo un protagonista di livello pari al presidente degli Stati Uniti d’America. Anzi, lo ha reso un protagonista più forte, in quanto Trump ha poco tempo per concludere una tregua, mentre il fattore tempo gioca a favore di Putin. Infinite volte il presidente americano ha infatti ripetuto che avrebbe posto fine alle ostilità “in un solo giorno”, mentre Putin non ha limiti di tempo.
Di fronte alle difficoltà che trova nel mettere in atto le grandi decisioni prospettate nel campo economico e nell’organizzazione del governo, Trump ha assoluto bisogno di un rapido risultato in politica estera. Questo risultato può essere raggiunto più facilmente in Ucraina che non nel Medio Oriente, anche se questo tema è stato pur brevemente trattato nel colloquio.
Non dimentichiamo inoltre che tutto questo indebolisce la già difficile resistenza dell’esercito ucraino e che, più passa il tempo, più Zelensky sarà costretto ad accettare condizioni peggiori. L’incerto aiuto americano non può essere certo sostituito da un eventuale crescente impegno dell’Europa. La quasi totalità dei paesi europei sostiene infatti la causa ucraina, ma ogni giorno emergono nuove difficoltà sul modo concreto di difenderla.
Nel frattempo, il campo di battaglia è sempre più in mano della Russia che, quindi, non ha alcun interesse ad accelerare i tempi della tregua.








