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La AI generativa è la nuova corsa all’oro | L’intervento di Bert Flossbach, co-fondatore di Flossbach von Storch

Mentre il prezzo dell’oro sale sempre di più senza attirare molta attenzione, il tema dell’intelligenza artificiale (AI) sta appassionando ogni angolo dei mercati finanziari e ha contribuito ai massimi storici dei mercati azionari.

Ironia della sorte, la febbre dell’AI sta alimentando l’inflazione, rendendo più difficile il lavoro della Federal Reserve.

In una fase iniziale, gli investimenti e i costi cresceranno prima che gli auspicati incrementi di produttività possano avere il loro effetto deflazionistico.

L’AI generativa è descritta dai suoi protagonisti come la tecnologia più trasformativa del nostro tempo, paragonabile allo sviluppo di Internet dalla fine degli anni ‘90.

Non c’è da stupirsi che ogni azienda tecnologica voglia assicurarsi una fetta della torta.

Secondo il fornitore di dati PitchBook, lo scorso anno sono stati investiti oltre 29 miliardi di dollari in aziende di AI generativa.

Microsoft, per esempio, ha investito 13 miliardi di dollari nella società di intelligenza artificiale OpenAI (somma di investimenti e impegni).

Amazon ha aumentato il suo investimento nell’azienda di AI Anthropic da 1,25 a 4 miliardi di dollari.

Questo dovrebbe inoltre generare ulteriori entrate dal cloud per Amazon, dato che Anthropic utilizzerà principalmente il cloud di Amazon (Aws) per le sue complesse operazioni di calcolo in futuro.

Nessuna azienda tecnologica vuole restare in disparte.

Ecco perché le grandi aziende, in particolare, stanno puntando tutto sull’AI.

Le quattro grandi società Microsoft, Alphabet, Amazon e Meta da sole prevedono investimenti complessivi per circa 150 miliardi di dollari quest’anno, di cui stimiamo che circa un terzo saranno investimenti legati all’AI.

Tuttavia, non è facile distinguere tra investimenti legati all’AI e investimenti IT generali.

La parte del leone la fanno attualmente i preziosi chip di Nvidia, il maggior beneficiario del boom dell’intelligenza artificiale fino a oggi.

Tuttavia resta da vedere quanto saranno redditizi gli investimenti nell’AI.

Non tutti i chip e non tutte le start-up di AI saranno redditizie.

Se tutti vogliono partecipare, la pressione competitiva aumenterà e i profitti sperati spesso non si concretizzano.

Questa è una lezione appresa dal boom di Internet all’inizio del millennio o dal boom delle startup tra i produttori di auto elettriche, che sarà presto seguito da un’ondata di fallimenti.

La posizione di partenza dei grandi gruppi tecnologici è indubbiamente buona.

Non si tratta di nuovi arrivati che fiutano un’opportunità irripetibile, ma di aziende consolidate e altamente redditizie che vogliono sfruttare nuove aree di business e potenzialità di guadagno per i loro servizi esistenti. In ultima analisi, tuttavia, dipende dal valore aggiunto dei servizi di AI offerti e quindi dalla disponibilità a pagare del cliente finale se la tecnologia più trasformativa del nostro tempo è anche in grado di trasformare gli investimenti in profitti.

Occorre inoltre considerare i pericoli ormai evidenti dell’intelligenza artificiale generativa e le questioni ancora irrisolte relative al copyright, che potrebbero portare a regolamentazioni, richieste di risarcimento danni e costi aggiuntivi.

Solo se alla fine della giornata i fornitori avranno un guadagno sufficiente, varrà la pena di mantenere il ritmo elevato degli investimenti.

In caso contrario, i produttori di chip dovranno pensare a dove trovare la prossima vena d’oro.

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