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Ken Loach (Regista): «La Gig Economy ci ha riportati al caporalato. La strada per i diritti dei lavoratori è ancora lunga»

«Non conosco bene la situazione italiana, ma credo che anche lì si sia raggiunto il punto di rottura. I lavoratori finalmente stanno dicendo che queste sono condizioni di lavoro intollerabili. Qui alcuni dei nuovi sindacati, come Iwgb, hanno organizzato i driver e gli hanno dato la fiducia per protestare». Così in un’intervista alla Stampa il regista inglese Ken Loach, da sempre impegnato sul tema dei diritti dei lavoratori.

La cosiddetta Gig Economy, l’economia dei lavoretti di cui tratta anche il suo ultimo film “Sorry we missed you”, si trova in «una situazione dinamica», afferma. «Di fronte ai lavoratori che dicono questo è inaccettabile, ci sono le pressioni delle grandi compagnie private che premono sempre per tagliare i costi, per avvantaggiarsi rispetto ai concorrenti. Quindi troveranno il modo di sfruttare i lavoratori in un altro modo. Forse i driver stanno vincendo una battaglia, ma la guerra è ancora persa».

Secondo Loach, siamo tornati al cottimo e al caporalato: «la Thatcher ha aperto una strada, gli altri l’hanno seguita. Ci sono due punti. Da una parte c’è la natura del sistema economico basato su aziende private che si fanno concorrenza su qualità e prezzi, che abbassi abbattendo di continuo il costo del lavoro, come ha fatto Amazon. Dall’altro i sindacati hanno smesso di rappresentare i diritti dei lavoratori, il sistema basato sul business e sul profitto. Così siamo arrivati a questo punto, ai “lavoratori poveri”, tutti i lavoratori della Gig Economy in senso lato».

«La flessibilità è stata un vantaggio per i datori di lavoro, per le grandi società, ma un disastro per i lavoratori. Significa precariato. Come puoi pianificare la vita? Come puoi comprare una casa se non c’è niente di sicuro? Gli operai sono stati ridotti a lavoratori a tempo, e quindi vulnerabili e quindi ricattabili, perché non c’è più la forza del contratto collettivo, quindi non c’è più niente di garantito».

«La tecnologia in sé è neutra – prosegue il regista – ma le aziende si sono comprate i brevetti e quindi sono diventate le proprietarie della conoscenza. Nel momento in cui la conoscenza è diventata una merce, può essere comprata e venduta. Ed è quello che hanno fatto i datori di lavoro. Pensi a cosa è successo nei giornali con l’arrivo dei computer: i tipografi sono stati licenziati ei giornalisti fanno il doppio lavoro, male. Lo stesso nel cinema: prima c’erano fonici, assistenti, eccetera. Ora una persona fa tutto e i film fanno schifo, perché si pensa a risparmiare».

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