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Cresce l’offerta delle case rifugio per le donne vittime di violenza | I dati Istat

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Nel 2022 è aumentata del 4%, rispetto al 2021, l’offerta delle Case rifugio (sono 450) e del 94% rispetto al 2017, quando erano 232.

Lo rende noto l’ISTAT.

Il tasso di copertura delle Case rifugio è tuttavia ancora basso (0,15 ogni 10mila donne in Italia) con differenze territoriali importanti.

Sono aumentate anche le donne ospiti delle Case (2.698 nel 2022, erano 1.786 nel 2017), così come sono aumentati i figli e le figlie accolte (2.670, +45%), sempre rispetto al 2017 primo anno della serie dei dati.

Non tutte le Case però ospitano i figli, il 43,9% ha tra i criteri di inclusione il limite di età.

In particolare, il 22,5% ha il limite di età a 12/14 anni, il 21,4% a 18 anni.

Il 97,1% delle Case rifugio (363) riceve fondi pubblici, il 2,1% invece ha solo fondi privati, mentre lo 0,8% delle Case non riceve fondi.

Si conferma elevata la specializzazione dei gestori delle Case in tema di violenza di genere (il 73,1% ricopre questa funzione da più di 13 anni), così come è formato il personale delle Case (88,2%).

Sono tante le figure professionali che operano nelle Case per supportare il cammino delle donne verso l’autonomia: oltre alle coordinatrici (presenti in 356 Case, 95,2%) e le operatrici (in 271 Case, 72,5%), sono presenti anche le educatrici (79,4%), essenziali per il supporto ai minori e alla genitorialità, le psicologhe (73,3%), le avvocate (49,5%) e le assistenti sociali (39,6%).

I servizi offerti sono molteplici, erogati spesso con il supporto dei Centri antiviolenza e dei servizi sul territorio, con i quali le Case lavorano in rete (l’89,3% delle Case aderisce ad una rete territoriale per la governance).

Tra i servizi offerti, i più frequenti sono il supporto psicologico e la consulenza legale, l’accompagnamento agli altri servizi, ma anche l’orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa, il supporto alla genitorialità e i servizi dedicati ai minori ospiti.

Nel 2022, sono 1.810 le donne uscite dalle Case rifugio.

Considerando le donne per cui è disponibile il motivo di uscita, si osserva che il 39,2% (641 su 1.636 donne) lascia la Casa perché ha raggiunto gli obiettivi del percorso di uscita dalla violenza concordato con le operatrici della Casa, mentre il 27,1% (444 donne) è tornata dal maltrattante o comunque ha abbandonato il percorso di uscita dalla violenza.

Un ulteriore 25,4% delle donne invece è uscita dalla Casa rifugio perché si è traferita in un’altra abitazione o struttura.

Dopo l’uscita dalla Casa, le donne continuano ad essere seguite dalle operatrici, una prassi in uso nel 60% circa delle Case.

Oltre alle Case, le donne vittime di violenza possono essere ospitate in strutture residenziali, sia in alternativa al percorso in Casa rifugio, sia successivamente nel cammino verso l’autonomia.

Le donne vittime di violenza ospiti al 1° gennaio 2022 in 251 strutture residenziali non specializzate sono 632, di cui 231 (36,5%) sono ospitate in strutture non specializzate ma dedicate alla violenza di genere.

I minori vittime di violenza ospiti al 1° gennaio 2022 delle strutture residenziali non specializzate sono 1.477.

Il 62% (915) è costituito da bambine e ragazze.

Tra le vittime, 1.143 maschi e femmine minorenni sono ospitati in strutture miste, mentre 266 bambine e ragazze vivono con sole femmine e 68 bambini e ragazzi stanno con ospiti dello stesso sesso.

Le 504 strutture che ospitano i minori vittime in genere sono di ridotte dimensioni (463 strutture non arrivano a 15 posti letto).

Inoltre, 99 strutture sono a carattere familiare.

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