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Il giuslavorista Gabriele Fava: “Innoviamo il capitale umano delle imprese italiane usando i fondi del Pnrr” | L’intervento

Inflazione: è questa la parola chiave che – a detta dei più – accompagnerà l’economia italiana nel corso del 2023. Le stime evidenziano un aumento dei prezzi del 6,6% con inevitabili risvolti negativi non solo sul potere d’acquisto dei consumatori ma anche sulle imprese le quali – a causa dell’aumento dei costi – sono costrette a ridurre la presenza sul mercato di prodotti e servizi. Pare, invece, attenuato il rischio di recessione: stando agli ultimi dati emersi, è prevista una crescita del Pil per il 2023 ben superiore alle stime del + 0,6% previsto dall’Fmi. Rimane, comunque, uno scenario non particolarmente allettante, anche e soprattutto per il tessuto produttivo italiano, chiamato a fronteggiare senza tregua una crisi dopo l’altra.

Come garantire al mondo dell’imprenditoria quel concreto supporto in grado di assicurargli di uscire il più possibile indenne dall’attuale momento storico? Senza dubbio, un importante asset per la ripresa è rappresentato dalle risorse umane le quail dovranno ricoprire una posizione centrale al fine di dare nuovo slancio alle imprese e alla occupazione. E, per fare ciò, si rivelerà essenziale puntare su programmi di formazione mirati, capaci di creare figure professionali in linea con i bisogni delle imprese e di colmare quel ben noto problema di mismatch tra domanda e offerta di lavoro, ormai al centro del dibattito da molti anni. Basti pensare alla necessità di incentivare la diffusione di competenze Stem (Science, technology, engineering, and mathematics).

Non rappresenta di certo una novità il fatto che l’avvento della digitalizzazione nei paradigmi produttivi abbia comportato rilevanti benefici in termini di produttività e di crescita aziendale. Da qui, la sempre maggiore richiesta di personale qualificato in tal senso proveniente dalle realtà imprenditoriali, ben consapevoli del fatto che la mancanza di forza lavoro con un’adeguata formazione scientifica può ostacolarne la produttività e la crescita. 

Essenziale è che le imprese giochino un ruolo fondamentale in tal senso, aumentando gli investimenti nell’ambito della formazione. Tale impiego di risorse potrà essere concretamente attuato solamente tramite incentivi statali in grado di fornire al mondo dell’imprenditoria gli strumenti necessari per far fronte alla formazione del proprio personale e, di riflesso, alla ripresa dell’economia. Ecco perché si rivela opportuno un utilizzo proficuo e mirato delle risorse stanziate nell’ambito della formazione dall’ormai noto Pnrr, a partire dal Fondo nuove competenze, il quale permette alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori, destinando parte dell’orario alla formazione e ponendo le ore di stipendio del personale in formazione a carico del fondo. 

Senza dimenticare il credito d’imposta formazione 4.o, introdotto con l’intento di permettere alle aziende di investire nella formazione del personale sulle tecnologie 4.0. Trattasi di incentivi che dovranno essere indirizzati dalle imprese verso i giusti canali al fine di garantirne l’utilizzo ottimale, primo fra tutti, come detto, il canale delle competenze Stem. Vada sé che l’utilizzo di tali risorse deve essere accompagnato da un costante monitoraggio da parte delle istituzioni in grado di garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Considerazioni che non possono che valere anche nei confronti del personale impiegato presso le pubbliche amministrazioni.

È noto ai più come la Pa sia chiamata sempre più spesso a rispondere a bisogni nuovi e maggiormente complessi rispetto al passato, difficilmente soddisfabili dalla maggior parte dell’attuale personale, sicuramente meno qualificato (e retribuito) rispetto al colleghi europei. Da qui la necessità di incentivare programmi formativi anche in tale ambito – così come nel privato – al fine di facilitare quel cambiamento da anni auspicato. E riflessi non possono che essere positivi anche in termini di qualità ed efficienza dei servizi erogati ai cittadini; se il settore pubblico funziona, anche il settore privato ne può trarre evidenti vantaggi. Insomma, le risorse umane come motore del cambiamento e dell’innovazione: è questa la vera sfida da sposare e da vincere per rilanciare l’impresa e l’occupazione in un contesto storico senza precedenti, segnato da continue crisi in grado di mettere a dura prova la tenuta dell’intero sistema economico.

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