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Il discorso della premier a Pescara è un giro d’orizzonte | L’analisi di Mario Sechi

Su Libero Mario Sechi commenta il discorso di ieri a Pescara di Giorgia Meloni, sottolineando come la premier sia cresciuta mangiando minestra e politica.

Il gusto per la lotta le scorre nelle vene, e il campo di battaglia delle idee la galvanizza.

Giorgia – continua Sechi – si candida alle elezioni europee e chi critica questa scelta non ha idea della posta in gioco, legge mappe che non esistono più.

Il discorso di Pescara va letto con il cannocchiale, è un giro d’orizzonte con un obiettivo ambizioso e per questo è un passo importante nella costruzione del partito conservatore che non è più un’eventualità ma una necessità.

Quando cita Charles de Gaulle e l’Europa delle nazioni, quando indica le colonne di un partito occidentale, quando dichiara di voler spostare il macigno dell’Europa a destra, quando evoca la battaglia decisiva, quando chiude la porta ai socialisti, quando ricorda di essere leader dei conservatori europei, quando annuncia la candidatura perché ha «bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena», quando chiede la fiducia degli italiani, Meloni è un leader in sella che galoppa nella prateria della grande politica.

La sua premiership è un’opera in fieri, conquistata mentre tuonano i cannoni e i pezzi sulla scacchiera tremano.

Meloni fa parte del gioco, tra pedoni e alfieri, torri e cavalli, nell’Unione senza Re, Giorgia è la Regina che ha esordito al governo in un tempo di ferro e fuoco, in un mondo con tre guerre in corso (Ucraina, Medio Oriente e Mar Rosso).

Le ore e i giorni forgiano il carattere del leader, l’esperienza si sedimenta, conta, ogni giorno in più a Palazzo Chigi la rende più forte.

Ogni errore e caduta, sono una lezione.

Il governo Meloni ha l’orizzonte della legislatura, per questo l’opposizione è in preda a una perenne crisi di nervi, guardano il calendario e contano i giorni che mancano, tanti, infiniti anni senza il pranzo di gala del potere.

Giorgia Meloni compone il suo spartito al tempo dettato dal metronomo della «lunga durata», non è a Palazzo Chigi per sopravvivere a sé stessa, è il motore di una rivoluzione conservatrice, punta a curvare lo spazio della Storia, vuole vincere dove tutto può cambiare, in Europa.

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