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Il 2024 sarà l’anno storico delle elezioni mondiali | L’analisi di Ramiro Baldacci

Il 2024 sarà un anno unico nella storia del nostro pianeta. 76 paesi al voto, oltre metà della popolazione mondiale chiamata alle urne per il voto politico. Non era mai successo prima. Andranno al voto otto dei dieci paesi più popolosi al mondo (Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti).

Il pianeta a inizio 2025 potrà essere sensibilmente diverso da come lo abbiamo conosciuto fino ad ora, con nuovi equilibri politici, economici e militari. Il sentimento che ci anima è una commistione di terrore e speranza. Anche se purtroppo non tutte le elezioni saranno espressione reale della volontà delle popolazioni coinvolte.

Il Global Democracy Index

Il Guardian ha definito il 2024, con un po’ di ottimismo, “il Super Bowl della democrazia”, anche se a ben vedere in molte delle nazioni coinvolte il processo democratico sarà tutt’altro che libero, equo e trasparente.

Secondo le previsioni del Global Democracy Index solo 43 Stati, compresi i 27 europei, avranno elezioni pienamente libere e democratiche. L’indicatore si concentra su cinque categorie generali per indagare le elezioni: processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzione del governo, partecipazione politica e cultura politica.

L’indagine annuale (pubblicata nel 2023) del Democracy Index, stilata dal settimanale britannico The Economist attraverso la sua divisione di ricerca e analisi (Economist Intelligence Unit, EIU), che classifica lo stato di salute della democrazia in 167 paesi del mondo ha infatti rilevato che «più di un terzo della popolazione mondiale è soggetta a un regime autoritario, mentre solo il 6,4% gode di piena democrazia». 

Gennaio: Bangladesh e Taiwan

Le prime elezioni già tenute nel mondo, quelle in Bangladesh, sono state la diretta dimostrazione dell’assenza di una democrazia effettiva. Infatti la prima ministra uscente Sheikh Hasina ha conquistato il suo quinto mandato (è al potere dal 2009) con una vittoria schiacciante. Il problema è che l’opposizione non ha partecipato al voto, denunciando platealmente le pratiche di repressione messe in atto dal governo contro qualsiasi voce “contraria”.

Urne semivuote, minacce, perfino spari contro gli attivisti che, per boicottare il voto, avevano improvvisato “posti di blocco” all’esterno dei seggi. Le “elezioni unilaterali” (l’affluenza è stata ufficialmente del 40%, ma c’è chi sostiene che la percentuale sia di molto inferiore) hanno consegnato al partito della premier, l’Awami League, oltre due terzi dei seggi parlamentari.

Grande attesa per le votazioni di sabato 13 gennaio a Taiwan. L’esito di queste elezioni segnerà il futuro dei rapporti con la Cina, e quindi l’equilibrio tra Cina e Stati Uniti, continuamente messo in discussione proprio dalla vicenda di Taiwan.

A Taiwan si fabbricano e si assemblano oltre la metà dei chip e semiconduttori mondiali, che ormai sono fondamentali per tutte le tecnologie moderne. Per questo la Cina tenterà in tutti i modi di influenzare le elezioni di sabato prossimo. Il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu dice che Pechino è impegnata in un’operazione “ibrida” per influenzare l’isola: infiltrazioni, cyberattacchi, disinformazione, pressione economica. Per Pechino la “riunificazione” è parte fondamentale del grandioso risveglio della nazione cinese voluto da XiJinping. Con le elezioni del 13 gennaio il paese deciderà se allontanarsi ulteriormente o riavvicinarsi alla Cina, e l’esito potrebbe cambiare molto il volto degli equilibri mondiali.

Febbraio: El Salvador, Indonesia e Bielorussia

In El Salvador si voterà il 4 febbraio 2024 per il cambio del presidente e del Parlamento. Si ripresenta l’attuale presidente Nayib Bukele, che ha fatto del Paese la prima nazione ad aver adottato il bitcoin come valuta legale, accanto al dollaro americano. Per questo sarà interessante in termini finanziari seguire l’esito di queste elezioni.

Il 14 febbraio 2024 sarà il turno dell’Indonesia, il paese musulmano più grande del mondo. Anche su queste elezioni peseranno le influenze contrapposte di Stati Uniti e Cina.

Le acque indonesiane rivestono infatti un ruolo strategico per il commercio mondiale, insieme allo stretto di Hormuz, al canale di Suez e al canale di Panama. Il ruolo della marina militare appare quindi centrale nella tutela degli interessi nazionali e nella garanzia della libertà di navigazione attraverso gli stretti.

L’Indonesia si trova in una posizione difficile: da un lato la dipendenza economica dalla Cina e dall’altro la volontà di costruire una partnership più forte con l’Occidente finalizzata ad aumentare la propria sicurezza. Gli Stati Uniti continuano a essere un partner strategico per la sicurezza dell’Indonesia e dell’Asean della quale fa parte. Indonesia e Cina hanno già avuto tre scontri marittimi all’interno della zona economica esclusiva indonesiana di 200 miglia nautiche al largo delle isole Natura. E’ la “nine-dash line” o “linea delle nove tratteggiature”. La questione della nine-dash line è controversa a causa dell’importanza strategica e commerciale del Mar Cinese Meridionale. Quest’area è ricca di risorse naturali come il petrolio e il gas, è un’importante rotta di navigazione commerciale e ha un grande significato strategico sia in termini di difesa che di sicurezza.

Il 25 febbraio 2024 si voterà in Bielorussia, anche se sembra scontata la riconferma di Aleksandr Lukashenko. Il Presidente a fine dicembre del 2023 ha fatto approvare dal Parlamento Bielorusso una legge che gli garantisce l’immunità a vita contro eventuali procedimenti penali nei suoi confronti, e impedisce ai leader dell’opposizione che vivono all’estero di candidarsi alle elezioni presidenziali. Eletto nel 1994, Lukashenko è considerato “l’ultimo dittatore d’Europa”.

Marzo: Iran, Russia e Portogallo

Il primo giorno del mese di marzo sono state fissate le elzioni in Iran. Nonostante l’opposizione del movimento “Jin, Jiyan, Azadî, donna, vita, libertà” , nato per far conoscere a tutto il mondo le atrocità perpetrate nei confronti delle donne e di chi non segue le regole imposte dai dittatori, secondo gli analisti il voto non causerà alcuno scossone che possa disturbare l’attuale regime teocratico.

Il 17 marzo del 2024 votazioni in Russia. Le previsioni danno Vladimir Putin vincente, anche perché il leader dell’opposizione, Alexey Navalny è stato rinchiuso in una colonia penale nel Mar Artico.

Inoltre, la Commissione elettorale centrale russa ha già respinto la richiesta della candidata pacifista Ekaterina Duntsova per partecipare alle elezioni presidenziali. La commissione ha citato “errori nei documenti” presentati da Duntsova, ex giornalista e consigliera comunale che conduce una campagna per la democrazia e la fine dell’offensiva in Ucraina.

Con queste elezioni Putin si avvicinerebbe al quinto incarico da presidente, garantendosi il potere fino al 2030, come ha da sempre comunicato al mondo.

Il Portogallo si trova a un bivio: a marzo si terranno le elezioni anticipate dopo le dimissioni shock del premier António Costa e lo scioglimento del Parlamento da parte del presidente Marcelo Rebelo de Sousa. La decisione è stata presa dopo che l’esecutivo è stato coinvolto in un’indagine per corruzione.

Nello scacchiere europeo sono elezioni importanti, perché il Portogallo è uno dei pochi baluardi europei rimasti, finora, nelle mani della sinistra.

Aprile-Maggio: India

Tra aprile e maggio 2024 si terranno le elezioni in India. Saranno chiamate al voto più di 900 milioni di persone, su una popolazione di 1,4 miliardi. Il primo ministro in carica Narendra Modi punta alla rielezione per il terzo mandato. Il Paese, oltre ad essere considerato la più grande democrazia del mondo, rappresenta l’economia mondiale a crescita più veloce e compete con la Cina come hub manifatturiero globale.

L’India infatti è il paese più popoloso del mondo, nel 2023 ha superato la Cina nella classifica a livello globale. Nel 2023 l’India è stata la quarta nazione ad arrivare con una sonda sulla lunadopo Stati Uniti, URSS/Russia e Cina. Un risultato ottenuto dall’Organizzazione indiana per la ricerca spaziale (Isro) con a capo della missione una ingegnera: Kalpana Kalahasti. La missione pone l’India tra le nazioni con il programma spaziale più avanzato al mondo e con un tasso di complessità crescente.

L’istituto politico britannico Chatam House ha definito le elezioni in India “il più grande esercizio elettorale del mondo, con oltre 900 milioni di elettori registrati”. Il partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) ha garantito una sostanziale stabilità del paese al prezzo di una contrazione dei più elementari principi di democrazia, a partire dalla libertà d’espressione. Come scrive Chatam House: «L’Istituto V-Dem, svedese, ha definito l’India una “autocrazia elettorale” poiché i principi democratici, compresa la libertà di espressione, sono stati messi a dura prova. Anche le credenziali laiche del paese sono state messe in discussione poiché i diritti delle minoranze sono stati schiacciati».

Giugno: Messico e Unione Europea

In Messico le elezioni sono fissate per il 2 giugno 2024. Alle urne sono chiamati circa 100 milioni di elettori per nominare il nuovo presidente. È la prima volta nella storia messicana che i due principali candidati sono donne: Claudia Sheinbaum Pardo, ex sindaca di Città del Messico scelta dal partito della sinistra che è al potere, e l’ex senatrice Xóchitl Gálvez, politica e ingegnere che fa parte del Partito conservatore di azione nazionale. Entrambe vogliono aumentare le misure contro la povertà e sono favorevoli alla depenalizzazione dell’aborto.

Tra il 6 e il 9 giugno circa 400 milioni di elettori europei saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento europeo. È l’unico caso in cui non si vota per gli organi di una nazione, ma di un’Unione di Stati, 27, in attesa di un prossimo allargamento. Già rispetto alla precedente elezione, saranno 15 i Paesi nuovi chiamati ad esprimere le loro preferenze.

Sul tavolo temi cruciali come la ripresa economica, i flussi migratori, le politiche energetiche e gli accordi per garantire la stabilità finanziaria dell’Unione europea. Il risultato alle urne potrebbe cambiare gli equilibri del Parlamento europeo e avere impatto diretto sulla nostra nazione.

La prima forza uscente è il Partito popolare, alleato con i socialisti e i liberali. Sarà da valutare l’impatto degli schieramenti sovranisti, perché vari paesi stanno facendo dei rimescolamenti in tal senso come dimostrerebbe lo spostamento del partito Fidesz dell’ungherese Viktor Orbán, uscito dal Ppe.

Autunno: Regno Unito

Non c’è ancora una data precisa per le elezioni nel Regno Unito che però potrebbero svolgersi in autunno o in inverno.

“La mia ipotesi di lavoro è che avremo le elezioni nella seconda metà di quest’anno”, ha dichiarato il premier britannico Rishi Sunak il 4 gennaio. Sulla carta la legislatura in corso scade nel Regno Unito il 19 dicembre 2024 e il premier, titolare del potere di convocare le elezioni nel sistema britannico, avrebbe tempo per indirle fino al 18 gennaio 2025, dopo i 40 giorni previsti per la campagna elettorale

Novembre: Stati Uniti d’America

Il 5 novembre 2024, ci saranno le 60esime presidenziali elezioni negli Stati Uniti d’America. La sfida per adesso si propone tra l’attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, e il suo predecessore, Donald Trump.

Le elezioni presidenziali degli Stati Uniti coinvolgono oltre 160 milioni di elettori e la “griglia” dei candidati ancora oggi, ad appena dieci mesi dalle elezioni, non è chiara : qualcosa in più si capirà il prossimo 8 febbraio, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti si pronuncerà in merito alla decisione della Corte Suprema del Colorado che aveva escluso Donald Trump dalle primarie repubblicane nello Stato (previste per il 5 marzo), dichiarandolo ineleggibile a causa del suo coinvolgimento diretto nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.

Certo è che la ricandidatura di Donald Trump potrebbe rimescolare gli equilibri globali fino adesso elaborati come per la guerra in Ucraina e il conflitto in Medioriente. Preoccupa anche la ventilata uscita dalla Nato degli Stati Uniti. Dopo che Trump durante un convegno elettorale ha ribadito che: “dobbiamo portare a termine il processo iniziato sotto la mia amministrazione per rivalutare radicalmente lo scopo e la missione della Nato», il 15 dicembre del 2023, il Congresso federale degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge che prevede il divieto per qualsiasi presidente di revocare unilateralmente l’adesione del paese all’Alleanza Atlantica senza la previa approvazione da parte del Senato o un atto del Congresso.

E la situazione in Italia?

In Italia saranno milioni i cittadini che dovranno recarsi alle urne per i diversi appuntamenti elettorali.

Sono cinque, per cominciare, le regioni in cui si eleggerà il governatore: Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria. Si parte con la Sardegna, dove i cittadini voteranno il prossimo 25 febbraio. Il presidente uscente è Christian Solinas la cui ricandidatura è stata ribadita dalla Lega dopo un braccio di ferro con Fratelli d’Italia che punta sul sindaco di Cagliari Paolo Truzzu.

Il 10 marzo toccherà all’Abruzzo dove il governatore uscente, Marco Marsilio, dovrebbe essere ricandidato contro Luciano D’Amico sostenuto dal centrosinistra, M5S, Italia viva e Azione. In primavera, probabilmente, sarà poi il turno della Basilicata – attualmente guidata da Vito Bardi di Forza Italia – che però non ha ancora ufficializzato una data. Il presidente uscente lucano cerca il bis.

Non è stato ancora stabilito un giorno nemmeno per quelle in Piemonte, dove il presidente Cirio di Fi punta a un nuovo mandato. Le elezioni potrebbero tenersi a giugno, insieme al grande appuntamento delle Europee.

In ordine di tempo, l’ultima regione ad andare ai seggi per eleggere il governatore dovrebbe essere, quindi, l’Umbria – guidata attualmente da Donatella Tesei della Lega – che indica ottobre come possibile finestra per le elezioni.

Saranno poi circa 3700 i comuni chiamati a eleggere, probabilmente in primavera, il sindaco alle prossime amministrative nell’anno appena cominciato. Tra questi ci sono 27 capoluoghi di provincia e sei anche di regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza.

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